di Chiara Montà *
«Tia, tia, tia». Sono tornata a casa da un po’ eppure continuano a riecheggiare le vocine dei meninos del Brasile. Nelle tre settimane di volontariato a “Il Giardino degli Angeli” di Canavieiras non hanno fatto altro che ripetere: «Zia, zia, zia!».
Canavieriras è una cittadina che colpisce per i colori brillanti, i profumi intensi, la musica allegra che proviene da ogni angolo, i sorrisi della gente ma anche per la grande povertà e il degrado sociale in cui è immersa: droga, alcol, abbandoni, violenze di ogni genere. Li abbiamo conosciuti grazie alle frequenti visite alle famiglie dei bambini dell’asilo.
“Il Giardino degli Angeli” e la sua straordinaria direttrice Regina, per me che studio Scienze dell’educazione e della Formazione, e che spero di aprire un giorno un asilo tutto mio, sono stati una grande fonte di ispirazione. Innanzitutto l’asilo, che ospita gratuitamente bambini dai 3 ai 6 anni, non è un’isola felice separata dal mondo. Getta continuamente ponti alla realtà in cui è calato.
Tra i ponti ci sono le visite alle famiglie, il coinvolgimento delle famiglie in attività di volontariato almeno una volta al mese nel Giardino, il dopo-scuola per i bambini più grandicelli per garantire loro una certa continuità e le riunioni genitori-insegnanti, in cui si cerca di dare valore ai genitori e di renderli protagonisti del processo educativo che coinvolge i loro figli, toccando anche tematiche di forte significato come il grave problema dell’uso di stupefacenti che sta sterminando una generazione intera, la mia generazione.
Altro elemento fondamentale è il ruolo dato all’esempio degli adulti. Maestre, cuoca, tutto-fare, ex alunni che fanno volontariato all’asilo sono persone che credono in un futuro migliore e non hanno smesso di sognare e di progettare, benché le risorse a loro disposizione, almeno per quanto riguarda quelle materiali, siano nettamente inferiori a quelle di un qualsiasi giovane italiano. L’asilo, come scritto sulle sue pareti, semina davvero delle opportunità.
Che il “bambino al centro” non sia solo un concetto pedagogico da sbandierare, al Giardino degli Angeli è evidente. Tutto è fatto a loro misura: dagli arredi alle attività, dai momenti di ascolto come il “circle time” mattutino (in cui viene raccontato ciò che è stato vissuto il giorno precedente a casa) alla continua consapevolezza del bisogno di attenzioni individuali di cui i fanciulli necessitano. Le mie compagne di avventura e io infatti siamo state davvero colpite dall’incessante desiderio e bisogno di questi bambini di essere abbracciati e coccolati e di abbracciare e coccolare a loro volta.
È proprio in questa semplicità e spontaneità che ho visto la bellezza e non una bellezza qualunque, ma una bellezza che spacca il cuore permettendogli di fiorire. Perché è proprio così che mi sento dopo queste tre settimane: rifiorita!
Ma il charity non è stato solo lavoro: abbiamo avuto l’occasione di visitare una fazenda di caffè e una di cacao, di navigare in mezzo alle mangrovie, di fare una scappatina a Salvador, di prendere il sole su una spiaggia in cui è quasi impossibile distinguere il cielo dal mare, di imparare a cucinare alcune specialità del luogo come il “Bobò de camaro”, di prendere lezioni di Samba e di ammirare i bravissimi ballerini di Capoeira, di fare delle lunghe colazioni sulla terrazza di casa nostra a base di cereali, yogurt ma soprattutto di frutta tropicale come mango, papaya e maracujà (quanto maracujà!).
Il Charity è stata anche un’occasione per conoscere due ragazze molto speciali, le mie compagne di viaggio, con cui si è creato un rapporto unico che continueremo a coltivare e con cui un giorno tornerò in Brasile facendo sicuramente tappa al meraviglioso “Jardim dos Anjos”!
* 21 anni, di Roasio (Vc), corso di laurea Scienze dell’Educazione e della formazione, facoltà di Scienze della Formazione