Studenti stranieri più bravi se le famiglie sono coinvolte: è la conclusione a cui è giunto il progetto Erasmus + Project KA2 "Parental Involvement of Foreign Families in School" che ha come obiettivo l'analisi delle relazioni scuola-famiglie straniere e l’individuazione di strategie mirate a un maggiore coinvolgimento delle famiglie immigrate nei percorsi educativi dei figli. Partecipano, insieme alla sede di Brescia dell’Università Cattolica, l’Università di Lleida e l’Université de Luxembourg, l’IC di Adro e l’Ufficio scolastico territoriale di Brescia.
L'obiettivo principale del progetto è quello di analizzare l'integrazione, la comunicazione e il coinvolgimento delle famiglie di origine straniera nelle scuole, in modo da poter individuare e realizzare proposte di trasformazione per neutralizzare lo svantaggio che spesso colpisce le famiglie con questo profilo (inclusione sociale delle famiglie). Considerando che un maggiore coinvolgimento delle famiglie influenza anche il rendimento scolastico, il progetto è strutturato anche per aiutare a prevenire l'abbandono prematuro della scuola, oltre a consentire la riduzione degli svantaggi socioculturali che colpiscono una percentuale significativa di alunni di origine straniera. Per raggiungere questo obiettivo si tenta di migliorare la formazione dei professionisti per aiutarli ad affrontare questa situazione e fornire loro le conoscenze e le strategie per favorire la comunicazione e il coinvolgimento delle famiglie nell’educazione dei loro figli.
Si parte dall'idea che l'integrazione e il coinvolgimento di tutti gli attori nel sistema formativo generino benefici per le famiglie, gli alunni, il personale e l’Istituzione scolastica in generale. Perciò, le priorità selezionate mirano all’empowerment di tre attori educativi: i professionisti (per renderli più competenti e più ricettivi ai benefici di un maggiore coinvolgimento di tutte le famiglie e della democratizzazione della scuola; in altre parole, per aiutarli a sviluppare le loro competenze sociali e interculturali, essenziali negli attuali contesti educativi), le famiglie (che quando sono maggiormente coinvolte si sentono più vicine alla scuola, il che può anche migliorare la loro cittadinanza attiva e la loro inclusione nelle diverse sfere della società) e gli alunni (che hanno il potere indiretto e visualizzano l'importanza di essere coinvolti nella scuola e nella società attraverso gli insegnanti e le loro famiglie).
Le famiglie immigrate, come anche le famiglie autoctone fragili, tendono a interagire meno con la scuola, non solo a causa della barriera linguistica, ma anche a causa di altre difficoltà comuni ai gruppi svantaggiati: mancanza di tempo a causa di turni di lavoro intensi, difficoltà economiche, ecc. Queste difficoltà spingono i dirigenti e il corpo docenti a dover ripensare alle modalità di relazione con i ragazzi e i loro genitori al fine di rendere l'istruzione più accessibile a tutti e le istituzioni più eque ed inclusive.
Nel corso della Conferenza Internazionale in programma a Brescia il 22 e 23 novembre e promossa dal Centro di ricerca Cirmib saranno affrontati tre obiettivi.
Proporre una riflessione su scala internazionale attorno al Parental Involvement nella scuola, attraverso il contributo di più discipline di studio: sociologia, psico-pedagogia e analisi economica delle Politiche pubbliche.
Presentare gli esiti della ricerca: il volume (Families and Schools, Lleida, 2019) emerso dal lavoro del progetto; che pone a confronto le relazioni scuola-famiglie straniere in tre Paesi europei: Italia, Lussemburgo e Spagna;
Proporre un confronto in merito a strategie e buone prassi implementate, con contributi provenienti da tutta Italia: Venezia, Roma, Torino, Reggio Emilia ed altri.