di Francesca Albanesi *
Quando sono atterrata a Entebbe i colori sono stati la prima cosa a avermi colpita: il rosso della terra, il verde delle piante. Non era come me lo aspettavo.
Il Benedict Medical Centre (BMC) mi è quasi sembrato un miraggio dopo le 24 ore di viaggio. L’Uganda, il BMC, sono stati i luoghi in cui ho vissuto una delle esperienze più belle, forse la più assurda finora, della mia vita. Non era come me lo aspettavo.
Il BMC è un luogo in cui i mezzi mancano. Non ci sono giri di parole per dirlo, è così. Ma ci sono medici che non sono solo professionisti, sono amici, sono confidenti, nei quali i pazienti e noi studentesse, abbiamo trovato una guida. Non credo di aver mai imparato tante cose sul campo come in questo mese, sia nella pratica sia nel capire i rapporti umani. E non penso che avrei potuto farlo altrove, né mi augurerei di farlo altrove.
L’Uganda, l’Africa, hanno dei paesaggi che mi sono rimasti dentro. E ancora di più, le persone. Persone che mi hanno fatta sentire a casa, accolta, persone che porto nel cuore e spero di poter rivedere un giorno.
Ho imparato a accontentarmi, a fare a meno di molte cose, ho imparato a essere felice solo per il sorriso delle mie compagne di viaggio e delle persone che mi circondavano.
Le parole per descrivere tutto ciò sono difficili da trovare, sicuramente le fotografie possono raccontare meglio questo viaggio, e il mio augurio a chiunque mi legga è: andate.
Non è stato come me lo aspettavo. E’ stato molto meglio.
* 22 anni, di Viterbo, quarto anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, facoltà di Medicina e Chirurgia, campus di Roma