di Francesca Stella *
Torno a casa con un po’ di nostalgia, ma con il cuore pieno di amore e gioia. Tutto merito degli oltre 200 bambini dell’Orphelinat Catholique di Fianarantsoa in Madagascar. Io e Alice siamo arrivate all’orfanatrofio dopo due giorni di viaggio, un po’ disorientate, ma subito ci siamo sentite come a casa. Le suore, i ragazzi e le persone che lavorano lì ci hanno accolto nella loro grande famiglia a braccia aperte e, dopo un mese, non è stato facile salutare tutti. Sono entrati subito nel mio cuore con i loro sorrisi, le loro vocine, la loro voglia di vivere, di farti vedere che sapevano cantare in italiano. Come poter dimenticare gli interi pomeriggi passati a cantare “Il coccodrillo come fa” o “La bella lavanderina”?
Le giornate erano all’insegna del gioco: la mattina si andava con i più grandicelli all’oratorio Don Bosco, dove tra balli, canti, lezioni di inglese, bricolage e tapis, le ore passavano velocemente. Il pomeriggio, invece, rimanevamo all’Orphelinat con i più piccoli, fino alla sera, quando era il momento di cambiarli, mettere loro il pigiama e farli addormentare. Era uno dei momenti che preferivo della giornata: tutti ti chiamavano dalle loro culle, aspettando solo che andassi lì con loro a cantare una canzoncina o dar loro il bacio della buonanotte. La giornata, infine, non poteva dirsi conclusa senza un saluto alle ragazze più grandi che ti coinvolgevano in balli sfrenati e ti trasmettevano un’energia senza eguali.
Dietro a tutti questi sorrisi, però, si celano storie molto tristi. Molti di questi bambini non hanno più nessuno, oppure hanno i genitori in carcere o che non possono più occuparsi di loro economicamente. Le Suore Nazarene sono per loro come delle mamme che conoscono di ogni bambino la storia e il carattere. Per loro l’istruzione di questi ragazzi è al primo posto: solo così possono farsi strada in questo Paese, uno dei più poveri dell’Africa. È proprio la povertà, infatti, che mi ha colpito più di tutti appena sono uscita dall’aeroporto: gente che per strada vende tutto quello che ha sperando di potersi comprare un po’ di cibo, persone che circondano la macchina appena si ferma sperando di ricevere anche un semplice pezzo di pane.
Durante il nostro periodo di permanenza all’orfanotrofio, abbiamo anche avuto la fortuna di partecipare a diversi momenti significativi per la comunità di Suore Nazarene in Madagascar. Il tutto era sempre accompagnato dai balli e canti dei bambini e si concludeva con grandi pranzi degni di un re. Questi momenti ci hanno fatto sentire parte integrante della comunità, di un mondo così lontano dal nostro, ma che in un solo mese ci ha dato veramente tanto.
Nel mio cuore c’è spazio per ognuno di loro: Nabine, Feno, Nirina, Angela, Enrico, Meltine, Jean-Marie, Solange, Germaine, Marco, Martine… Una lista infinita di nomi, ognuno con qualcosa che li contraddistingue, che li rende “shpeciali” (come direbbe Suor Pascaline). E noi ci siamo fatte travolgere dalla loro energia, dalla loro gioia di vivere. Già dalle 5.30 del mattino iniziavano ad urlare il nostro nome e si appostavano fuori dalla camera in attesa della nostra uscita. Giravamo sempre con almeno tre bambini per mano e altrettanti attaccati alla maglietta e ai pantaloni. Non si era mai soli. Ogni momento era occupato da risate, grida, partite a pallone, lezioni di malgascio e italiano, merende, bucato e treccine. Il weekend poi rappresentava un momento di festa con le visite dei parenti e il terrain che si trasformava in una grande pista da ballo fino al tramonto.
Alla domanda “Tornerai?” è stato difficile trovare una risposta che non facesse piangere tutti, ma io spero proprio di sì. Il Madagascar è un posto che non si dimentica facilmente e, come dice un proverbio africano, “Ciò che occhio ha visto, cuore non dimentica”. Faccio fatica a ritornare alla mia routine quotidiana dopo aver vissuto un mese così pieno di emozioni, amore, gioia e nuove scoperte. Con i bimbi non c’è stato bisogno di una lingua comune per capirci. Bastavano uno sguardo, un abbraccio e un sorriso.
Misaotra Madagascar! Grazie per tutto ciò che mi hai donato.
* 22 anni, di Pavia, terzo anno del corso di laurea in Scienze linguistiche, indirizzo Esperto linguistico per il management e il turismo, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere