Come ogni conquista - piccola o grande - della storia dell’umanità, anche l’affermazione dei diritti umani è il frutto di un percorso storico complesso, intessuto di vicende drammatiche e talvolta anche di veri e propri conflitti. Non fa eccezione il diritto alla libertà religiosa, al cui pieno riconoscimento la Chiesa è giunta nel Concilio Vaticano II a seguito di una lunga incubazione, che tra il XIX e il XX secolo ha visto il magistero pontificio confrontarsi a più riprese con le sfide poste alla fede cattolica dall’evoluzione della società contemporanea.
Il progressivo maturare di una nuova sensibilità sul tema da parte della Chiesa è uno dei temi principali su cui si è concentrato il convegno Dalla Cristiada alle sfide dell’attualità. Il cammino della libertà religiosa, che si è tenuto in largo Gemelli lo scorso 30 marzo per iniziativa del Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani” e dell’Universidad Panamericana.
L’atteggiamento dei pontefici rispetto alla libertà religiosa è stato oggetto in particolare della conferenza che monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario ai Rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha tenuto al termine della prima sessione dei lavori, dal titolo “La Santa Sede e la difesa del diritto alla libertà religiosa da Pio XI a Francesco”, dopo l’introduzione del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli (nel video la nostra intervista).
Tra le molte esperienze storiche cui si può fare riferimento per illuminare questo percorso, quella del Messico rivoluzionario appare per molti versi paradigmatica. È qui, infatti, che la Chiesa cattolica affronta la prima grande e sistematica persecuzione anticattolica del Novecento, a opera di un regime che consacra la sua ostilità radicale verso il fenomeno religioso nella “Costituzione di Querétaro”, di cui ricorre quest’anno il centenario. Negli anni della presidenza di Plutarco Elías Calles la volontà di applicare alla lettera il dettato costituzionale - che non riconosce personalità giuridica alla Chiesa sottoponendola a una serie di disposizioni apertamente vessatorie - è all’origine di una guerra civile, nota come guerra cristera o Cristiada (1926-1929).
La guerra pone innanzitutto un serio problema alla coscienza dei credenti, quello cioè della liceità morale del ricorso alle armi contro un governo tirannico. Un aspetto di cui si è occupato l’intervento di Juan González Morfín (Universidad Panamericana). Nello stesso tempo la Cristiada appare, a tutti gli effetti, una tappa fondamentale sia per lo sviluppo del rapporto Chiesa-società nel contesto messicano, sia per l’evoluzione del magistero universale sul tema della libertà religiosa.
Sotto il primo profilo, nell’ambito della prima sessione del convegno l’intervento di Massimo De Giuseppe (Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm) ha approfondito forme e contenuti della presenza ecclesiale in campo educativo e sociale nel Messico dagli anni della Cristiada a quelli del post-Concilio, mentre José Luis Soberanes Fernández (Universidad Panamericana) ha offerto una panoramica delle relazioni tra lo Stato e la Chiesa in Messico dalla stagione della guerra cristera a oggi, soffermandosi in particolare sulla riforma delle norme anticlericali della costituzione realizzata dal presidente Carlos Salinas de Gortari nel 1992. Per quanto invece concerne la riflessione più generale della Chiesa sulla libertà religiosa, oggetto della seconda sessione del convegno, Philippe Chenaux (Pontificia Università Lateranense) ha approfondito l’influsso che l’esperienza dei totalitarismi ha esercitato sull’elaborazione della dichiarazione conciliare Dignitatis humanae, mentre Gianni La Bella (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) ha proposto un quadro di sintesi dello sviluppo storico della libertà religiosa nel contesto latinoamericano dopo il Concilio Vaticano II.
La giornata si è conclusa con la tavola rotonda di presentazione del volume di Paolo Valvo Pio XI e la Cristiada. Fede, guerra e diplomazia in Messico, 1926-1929 (Morcelliana, 2016) a cui hanno preso parte parte Philippe Chenaux, Massimo De Giuseppe e José Luis Soberanes Fernández, introdotti dal direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Massimo De Leonardis. Il volume di Valvo, frutto di una pluriennale ricerca condotta principalmente negli archivi della Santa Sede, approfondisce la vicenda della guerra cristera a partire dalla prospettiva vaticana, mettendo in luce le diverse posizioni esistenti all’interno della Curia romana in merito al conflitto tra lo Stato e la Chiesa nel Messico degli anni Venti.