Emozionare raccontando la storia. Quella con la S maiuscola. Proprio nell’anno in cui la prova scritta del tema storico esce dall’esame di maturità. L’historytelling si affida a musiche, immagini e filmati che diluiscono e accompagnano la voce parlata. È il format che hanno creato dieci anni fa due professori rispettivamente delle facoltà di Scienze politiche e sociali e Scienze della formazione, Paolo Colombo e Chiara Continisio. L’ingrediente segreto? Un pizzico di emozionalità in più, come fa lo storytelling nella comunicazione, nella pubblicità e finanche in politica.
«Le mie lezioni hanno sempre avuto un tono che esulava dalla tradizione accademica - racconta Paolo Colombo - e, parlandone con la mia collega, è nata l’idea di realizzare un prodotto da proiettare al di fuori delle aule universitarie». Le lezioni accademiche impongono, infatti, dei limiti all’emozionalità e all’interpretazione, dovuti anche alla conformazione dello spazio dell’aula.
Il progetto dell’historytelling, che porta la storia a teatro, è partito inizialmente da una collaborazione con i monaci della chiesa di Santa Maria delle Grazie, raccontando fatti storici con forme narrative innovative: storie diverse richiedono trattamenti differenti e rendono unico ogni appuntamento.
Una riscoperta della storia narrata «un po’ come quando da piccoli si chiede ai più grandi di raccontare dei fatti passati», anche se questo non può sostituirsi, nel caso degli studenti, allo studio delle nozioni. «Vero, però, che il coinvolgimento emotivo facilita anche la memorizzazione senza escludere lo studio dei fatti storici nel modo più classico». In una dieta equilibrata, infatti, anche il dolce fa la sua parte, e così l’interpretazione e il coinvolgimento emotivo sono una componente importante, anche se non sufficiente per trasmettere il contenuto storico.
L’historytelling è una formula che incontra un pubblico molto ampio e lo zoccolo duro è probabilmente quello degli spettatori adulti: «I giovanissimi probabilmente non comprenderebbero una parte di sfumature, battute o riferimenti ma dai 18 anni in su si hanno gli strumenti per poter appassionarsi».
Un mix perfetto già portato nei teatri di diverse città d’Italia - l’appuntamento più recente al Carcano di Milano - e di cui se n’è potuto avere un assaggio nella lezione aperta su Martin Luther King, tenutasi in largo Gemelli il 28 novembre scorso, in onore dei 50 anni dalla sua morte.
Con l’historytelling si riscopre il piacere di ascoltare storie reali del passato, conoscere profondamente personaggi realmente esistiti e rimanere totalmente immersi in epoche diverse da quella attuale. È come calarsi a tutto tondo in una narrazione, lasciandosi affascinare e guidare per mano imparando nel frattempo anche cose nuove. Un po’ come quando si era piccini.