È cittadina italiana solo da qualche mese e il 2 giugno vivrà in modo speciale la sua prima festa della Repubblica. Sarà davvero una grande festa per Harmanjot Kaur (Harman per gli amici), studentessa al primo anno del corso di laurea magistrale alla facoltà di Scienze linguistiche nella sede di Brescia dell’Ateneo. Harmanjot, che è stata invitata con altri studenti alle celebrazioni che in città si terranno nella splendida cornice del Teatro Grande, ha le idee chiare su cosa significhi essere italiano. Molto più di tanti suoi coetanei nati qui.
In Italia dal 1999, di origine indiana, 23 anni, Harman è affascinata dalle lingue (ne conosce più di sei) fin dal liceo frequentato a Cremona, prima di iscriversi alla laurea triennale in Scienze linguistiche in Università Cattolica. Ma soprattutto è molto orgogliosa di indicare l’Italia come sua Patria: «Ha molti difetti – dice – ma i pregi sono di più».
Un concetto, quello della patria, che la studentessa lega all’Inno nazionale, la Canzone degli italiani che considera assolutamente moderno: «Ancora oggi ci parla, ci commuove e incita gli italiani a rimanere uniti per affrontare le difficoltà. Anche la bandiera e la lingua italiana ci collegano al nostro passato, al grande poeta Dante e al patrimonio artistico di cui è ricca l’Italia. I ragazzi – osserva Harman – devono ricordare chi prima di loro ha sacrificato la vita per difendere la Patria e anche quelli che ancora oggi muoiono nelle missioni di pace».
La studentessa italo-indiana, nella tavola rotonda di cui sarà protagonista insieme a Luca Masserdotti, studente della triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, ha inoltre scelto di parlare, fra gli articoli della Costituzione italiana, dell’articolo 34.
Per intendersi, quello che recita: “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
Ha scelto questo articolo perché anche lei grazie al merito e al reddito ha ottenuto negli ultimi due anni borse di studio dalla Cattolica che le hanno permesso di arrivare fino al primo anno di laurea magistrale. Certo, non sono mancati i sacrifici, afferma, ma forse sono serviti a far capire ancora l’importanza dello studio.
Un diritto che in Italia viene dato ormai per scontato e, come molti altri, sottovalutato. E il pensiero corre a Malala, la coraggiosa ragazzina pakistana che i talebani hanno cercato di uccidere, proprio per il suo attivismo a favore del diritto delle ragazze all’istruzione. «Ancora oggi molte ragazze pakistane, afghane, nigeriane, indiane lottano per poter andare a scuola, molte perdono la vita per poter fare gli esami di fine anno; e sognano un sistema di istruzione gratuito e universale come quello italiano» aggiunge Kaur.
Come ha detto Malala alle Nazioni Unite: “Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo».