Nessuna sorpresa dal referendum: una buona affluenza e una forte conferma da parte del corpo elettorale alla proposta del Parlamento. Per quanto riguarda il voto regionale si è delineato un quadro di perfetta parità: tre regioni al centrodestra, di cui una, le Marche, strappata al centrosinistra, e tre a quest’ultimo. Abbiamo chiesto ad alcuni docenti della Cattolica di capire a che cosa sono chiamate le forze politiche alla luce dei risultati della competizione elettorale (vai alla pagina introduttiva)


di Antonio Campati *

Tutte le forze politiche dopo le elezioni e il referendum hanno dichiarato di avere una o più ragioni per festeggiare, trascurando così i reali cambiamenti nell’orientamento dell’opinione pubblica e rendendo davvero difficile immaginare le strategie future (per consolidare gli effettivi successi e per superare le sconfitte). In realtà, dietro le telecamere, i leader e i loro collaboratori analizzano i flussi elettorali anche del più piccolo comune, ma non lasciano trasparire nel discorso pubblico questa attenzione e una conferma giungerà immediatamente, con la dialettica politica che tornerà a essere animata come sempre da slogan, come in una campagna elettorale permanente.

È la politica nell’era dell’immediatezza. Un meccanismo che ormai conosciamo bene, ma che forse è giunto il tempo di iniziare a guardare con qualche diffidenza. Non è auspicabile il ritorno alle pensose riunioni post-elettorali di un tempo, ma è opportuno riflettere a mente fredda sui risultati elettorali e soprattutto a pensare a dei progetti a lungo termine da proporre agli elettori: una riflessione sugli esiti delle elezioni è utile se c’è un progetto politico iniziale a partire dal quale ci si può confrontare. 

Non sono certo le elezioni regionali il campo sul quale misurare progetti di lungo periodo. Però, da questo risultato elettorale emerge un dato incontrovertibile: i partiti dovranno elaborare una visione per il futuro. Il Pd intende confermare un’alleanza strutturale sul M5s con cui governa? E il M5s è propenso a strutturare anche a livello territoriale una coalizione con l’attuale partner di governo? La Lega intende proseguire con un’iniziativa proiettata a livello nazionale o, sulla scorta del successo di Zaia in Veneto, preferirà tornare a rappresentare solo alcune aree specifiche del Paese? Fratelli d’Italia, forte della sua crescita in termini consensi, saprà aggregare una classe dirigente e soprattutto proporre una piattaforma programmatica sistematica, eventualmente per aspirare alla leadership del centrodestra? Forza Italia riuscirà a trovare una nuova spinta propulsiva, i contorni di una nuova rivoluzione liberale? Quale strategia adotteranno forze politiche come Azione di Calenda, Italia Viva di Renzi o +Europa per tentare di consolidarsi come forze significative a livello nazionale? 

In breve: i partiti dovranno elaborare dei programmi chiari e di vasto respiro. Più programmi, meno slogan. Può apparire banale ricordarlo, ma è uno sforzo da fare anche per arrestare l’inesorabile ondata di sfiducia che i cittadini esprimono nei confronti della politica, dal momento che faticano a riconoscere le differenze tra le varie formazioni in campo. Occorre definire le proprie identità. Ciò non significa irrigidire il discorso politico, ma consentire un confronto serio tra partiti con profili ben definiti. 

Le scelte dei prossimi mesi richiederanno chiarezza (a partire dall’impiego dei fondi del Next Generation Eu). Un esempio su tutti e di stretta attualità: nel caso del referendum sulla riduzione dei parlamentari, i vincitori e i vinti sono chiari perché, su questo punto, ci giunge in aiuto la matematica. Ma è sufficiente ridurre il numero dei parlamentari per migliorare la qualità della classe politica? O forse è indispensabile elaborare una visione d’insieme di riforme istituzionali, che vadano ben oltre una legge elettorale, per ripensare l’architettura dello Stato? E per partecipare a questo dibattito, non è forse opportuno che i partiti abbiano idee ben chiare?

* docente di Modelli di Governance e politiche pubbliche alla facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore


Foto in alto di Umberto Battaglia