“Un piccolo passo per un uomo” che diventerà “un grande passo per l’umanità”, secondo le parole che pronunciò Neil Armstrong, comandante dell’Apollo 11, primo uomo a posare piede sulla luna. Le ha richiamate il professor Giuseppe Palumbo, esperto di storia dell’astronautica e di storia del cinema, in occasione della conferenza organizzata il 20 giugno nel campus milanese dal Dipartimento di storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani” per ricordare l’anniversario dello storico evento, come ha detto la professoressa Flora Pagetti nell’introdurre l’incontro.
Il professor Palumbo, prima di affrontare il tema della celebre missione dell’Apollo 11 conclusa nella notte tra il 20 e il 21 luglio del 1969 con l’allunaggio del Lem (modulo di escursione lunare), ha compiuto un ampio excursus storico per illustrare il contesto socio-politico dei decenni che hanno preceduto uno degli avvenimenti più importanti del secolo scorso, citando aspetti poco conosciuti e raccontando aneddoti con l’ausilio dei giornali, dei film, dei francobolli e delle monete dell’epoca, proponendo poi i ricordi e le emozioni di quel famoso primo passo.
Un sogno, già vagheggiato dalla letteratura con il romanzo di Giulio Verne Dalla Terra alla Luna, divenuto progetto operativo dopo la Seconda Guerra Mondiale: le bombe di Hiroshima e Nagasaki avevano accelerato la fine della guerra e avevano contribuito a creare il clima di “guerra fredda” tra Usa e Urss, interessando le vicende della politica internazionale ma innescando anche una sorta di “gara spaziale”, la cui posta in gioco era proprio il controllo dello spazio.
I primi goal, per usare la metafora calcistica del professor Palumbo, li segnò l’Urss. Infatti il 4 ottobre 1957 iniziò l’era spaziale con l’invio nello spazio del primo satellite artificiale Sputnik, a cui poi seguì il 3 novembre 1957 il lancio di un altro satellite, questa volta con un essere vivente, la cagnolina Laika, destinata a non tornare più, e creando indignazione nell’opinione pubblica. Il 12 aprile 1961 l’Unione Sovietica lanciò nello spazio la navicella Vostok 1 con a bordo il primo uomo, Jurij Gagarin. L’enorme vantaggio dell’Urss sugli Usa ebbe ripercussioni a livello politico dato che qualche mese dopo iniziò la costruzione del muro di Berlino.
Per guadagnare terreno, nel 1958 gli Stati Uniti costituirono la Nasa, l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale americano. Così, a detta del professor Palumbo, la luna diventò l’«oggetto del desiderio». Una battuta d’arresto nel progetto americano avvenne con l’incidente del 27 gennaio 1967 in cui morirono tre astronauti a causa di un incendio della navicella. La tragedia costituì uno stimolo a proseguire il progetto che portò all’allunaggio del luglio 1969. Si compiva la realizzazione del viaggio immaginato da Verne.
Il resto è storia: i passi sulla luna degli astronauti Neil Armstrong e Michael Collins (Buzz Aldrin era rimasto sul modulo lunare), mentre in Italia milioni di spettatori erano incollati al televisore a seguire la diretta di Tino Stagno da Roma e dell’inviato a Houston Ruggero Orlando. Dato che nessuno dei due voleva arrivare secondo nel dare l’annuncio dell’allunaggio, Tito Stagno lo anticipò di qualche minuto, contestato da Orlando e creando un simpatico siparietto.
Nel novembre dello stesso anno la missione dell’Apollo 12 portò altri astronauti sulla luna: la strada era ormai spianata, l’uomo aveva aperto nuovi confini per lo spazio e per la conoscenza.