a cura di Katia Biondi e Paolo Ferrari

Ci sono voluti quattro giorni e cinque notti di Consiglio europeo per raggiungere l’accordo sul Recovery Fund definito da molti “storico”. Il secondo vertice più lungo degli ultimi vent'anni dopo quello di Nizza in cui fui rivisto l’assetto istituzionale. Sul piatto 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi e 360 di prestiti, destinati ai Paesi europei maggiormente colpiti dalla pandemia. L’Italia avrà in dotazione 209 miliardi, il 28% del totale. Ma non è ancora tutto scontato. 

I soldi non ci sono ancora e molto dipenderà anche dal piano nazionale per l’utilizzo di fondi che ciascun Paese presenterà a settembre. Quindi una partita da giocare, anche per l’Italia che per il suo alto debito pubblico non è ben vista dagli altri Stati membri, in particolare dai cosiddetti “frugali”. Chi ha vinto? Chi ha perso? Per capire nei dettagli i risvolti dell’accordo dal punto di vista sia politico sia economico abbiamo chiesto ad alcuni professori dell’Università Cattolica un commento sull’intesa del 21 luglio che indubbiamente rimarrà nella storia dell’Unione europea.


L’economista Angelo Baglioni: «Un accordo storico»
Quello raggiunto sul Recovery Fund è un passo avanti sul piano dell’integrazione europea perché la Commissione emetterà titoli di debito comunitario garantito dal bilancio Ue e in prospettiva anche da risorse proprie


Il professor Massimo Bordignon: «È l’alba di un’Europa federale»
Quello siglato a Bruxelles è un accordo importante non solo per i finanziamenti per i singoli Paesi europei ma anche per la svolta storica dell’Unione che, per la prima volta, si dota di un vero bilancio e di una propria tassazione. Le resistenze degli Stati “frugali”


Il giurista Alessandro Mangia: «Attenti ai facili entusiasmi»
Prima di sbilanciarsi in giudizi entusiastici sull’accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund, è necessario aspettare la traduzione normativa. I problemi dell’Unione europea sono ancora tutti davanti ai nostri occhi


Il politologo Antonio Zotti: «L’Europa torna a contare»
Oltre a ritrovare una leadership, grazie al ruolo giocato da Angela Merkel con la complicità di Emmanuel Macron, l’Unione europea è ritornata prepotentemente nell’agenda dei Paesi membri e il progetto di integrazione è diventato decisivo per vincere le elezioni


Oggi su Huffington Post è uscita un'analisi del professor Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica dell'Università Cattolica. Ne pubblichiamo alcuni stralci

Foto in alto: Copyright: European Union - Special European Council - July 2020 (Day 4)