A 50 anni dall’attentato terroristico avvenuto nella sede della Banca Nazionale dell’agricoltura di Milano, e a 45 dalla strage di Piazza della Loggia a Brescia, la terza edizione del ciclo “Le sfide attuali della Psicologia”, promosso facoltà di Psicologia, ha colto l’occasione per organizzare un incontro con Carlo Arnoldi, Presidente Associazione Familiari di Piazza Fontana a Milano e Manlio Milani, Presidente Casa della Memoria di Brescia, che hanno ripercorso alcuni dei fatti della triste stagione nota come Anni di Piombo di fronte agli studenti della laurea triennale e a quelli della magistrale della 

 

La sfida attuale – è proprio il caso di dirlo – è quella di raccontare, a chi in quegli anni non era nato, i fatti terribili che coinvolsero cittadini innocenti in una stagione complessa e inquieta della Repubblica italiana, e usare la memoria come punto di partenza per un processo costruttivo.

 

Esperienze che, oggi, dopo un percorso lungo mezzo secolo, i testimoni di quei fatti sono stati capaci di rendere generative, per ribadire con fermezza la necessità di una convivenza sociale e democratica che sia da monito per le generazioni di giovani attuali e future.

 

Già, ma come si fa a fare in modo che la rabbia non prevalga, reagendo agli atti terroristici con una risposta che sia democratica?

Introdotti dalle docenti Livia Cadei e Caterina Gozzoli, lo hanno spiegato Arnoldi e Milani.

 

“Fare memoria, portare avanti e tramandare la verità storica delle stragi (in attesa dell’avvento di quella giudiziaria) è indiscutibilmente un peso. Spesso ragazzi e studenti ci hanno chiesto se avessimo ancora fiducia nella giustizia, ammetto che all’inizio non è stato semplice. La risposta è nel fatto che noi non vogliamo vendetta, noi pretendiamo la verità” confessa Arnoldi.

 

Ma la memoria di un fatto pubblico deve andare oltre il mero e semplice ricordo personale, ed essere perpetuata pubblicamente e nel tempo, proprio “perché questa coinvolge l’insieme della società e il nostro modo di stare insieme. In quelle piazze potevano esserci noi, potevano esserci i parenti di chiunque” ha precisato infatti Milani.