Dalle aule di largo Gemelli alla cattedra universitaria in Turchia. La storia che ha portato Valeria Giannotta a diventare docente di Relazioni internazionali all'Università dell'Aeronautica turca passa attraverso il dottorato in Istituzioni e politiche, dove ha iniziato a focalizzare la propria ricerca sulla Turchia. Ma ha alle spalle la laurea triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, la specialistica in Scienze delle relazioni internazionali e dell'integrazione europea, l’Erasmus a Lisbona durante la stesura della tesi sul processo di state building in Iraq dopo la caduta di Saddam e la laurea a pieni voti con il professor Vittorio Emanuele Parsi.
Dopo aver frequentato i cicli di incontri The Leading Scholars' Program dell'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (Aseri), il vero punto di svolta per Valeria è il dottorato: su consiglio del professor Parsi decide di inviare un curriculum all'Università del Bosforo a Istanbul: è il marzo del 2009, la sua domanda viene accettata.
Comincia un'avventura che si rivelerà forse più grande di quanto immaginato? «Infatti. Dopo il periodo a Istanbul mi sono trasferita ad Ankara, dove ho conosciuto i personaggi che sono oggi al centro dei dibattito politico del Paese. Ho iniziato a collaborare con alcune università turche, perché in quel momento iniziavano la loro attività atenei privati, i cui dipartimenti di Relazioni internazionali lavoravano (e lavorano) in lingua inglese. Cercavano English speaking personnel».
Di cosa ti sei occupata in questo periodo? «Ho insegnato “Progetti di democratizzazione nei Paesi musulmani”, lavorato part-time a Gaziantep, al confine con la Siria, di cui si parla molto oggi per le vicende legate ai rifugiati. Poi sono tornata a Istanbul, dove mi sono trattenuta per due anni».
Proprio in quel momento arriva una telefonata inaspettata... «Un giorno squilla il telefono. All'altro capo è la Presidenza turca: il presidente Abdullah Gül (nella foto qui accanto con Valeria Giannotta) aveva in programma una visita istituzionale in Italia, desideravano fossi membro del protocollo come accademica italiana studiosa di Turchia. E così ho avuto l’opportunità di accompagnare la delegazione dal presidente Giorgio Napolitano: unica straniera e unica donna».
Quale è stato il principale ostacolo che hai incontrato? «Inizialmente quello di capire la cultura, anche se il popolo turco è davvero ospitale e ti mette nelle condizioni di non sentirti solo, ti aiuta. Era tra l'altro un periodo storico molto favorevole, dove si sentiva parlare di “modello turco”, con un Paese in forte crescita. Non è stato facile nemmeno costruirmi un percorso da sola, qualcosa che non esisteva, che non mi immaginavo e che in parte mi disorientava: la decisione di rimanere all’estero, per tentare una carriera, anche guardando al sistema-paese Italia che, forse, era meno foriero di opportunità».
In questo contesto qual è stato il contributo della “tua” università? «Mi ha dato la possibilità di andare all'estero e di beneficiare di una borsa di studio. E poi ha contribuito a far crescere la mia curiosità: durante gli studi ero sempre aperta a nuovi input, conferenze, seminari di studio. Mi ha consentito, inoltre, di inserirmi in un network».
Ti abbiamo visto recentemente ospite di Severgnini su Rai 3 e di altre trasmissioni radiofoniche e televisive… «Grazie ai network costruiti nel tempo ho iniziato a essere una referente per alcune emittenti. Mi sono ritrovata a essere quasi l'unica esperta presente in questo Paese».
Sei ancora in contatto con il nostro Ateneo? «Ho contributo alla pubblicazione de "L'onda lunga delle Primavera arabe", edito da Vita e Pensiero, e sono stata coinvolta, tramite l'Aseri, in un progetto di formazione insieme a una nota banca italiana».
Che consiglio dare a uno studente che vuole affacciarsi sul mondo mediorientale? «Innanzitutto di partire con un background forte, di capire il contesto dove vorrebbe operare. E poi di avere un po' di coraggio ed essere pronto a fare qualche sacrificio. È un'esperienza bellissima di crescita personale e intellettuale, che consente di formarti una expertise di grande spessore».
Un coraggio che non è mancato neanche a te… «Ringrazio la mia famiglia che mi ha permesso di poter scegliere liberamente. La Turchia è un Paese che presenta grandi opportunità: ero libera e mi sono buttata».