Di Loredana Dominici *

Nel periodo estivo le nostre vacanze possono essere compromesse da alcuni sgraditi incontri con dispettosi rappresentanti del mondo animale che popolano la terra, il mare e l’aria. Ecco una serie di semplici, ma utili consigli su come prevenire e come agire in caso di contatto con questi piccoli animali, forniti da Loredana Dominici, biologa del Centro Anti Veleni della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli”.

A TERRA: VIPERE

Quello fra tutti che spaventa di più è sicuramente il morso di vipera. Nei luoghi “a rischio” (ambiente rurale al di sotto dei 3.000 metri di altezza) è opportuno:
•    Indossare un corretto abbigliamento (pedule da montagna, calze, pantaloni lunghi).
•    Porre attenzione a dove si mettono le mani senza protezione (per esempio alla ricerca di funghi).
•    Battere il terreno con un bastone durante le nostre passeggiate in montagna come in campagna, la vipera percepisce le vibrazioni del terreno e reagisce primariamente alla presenza dell’uomo con la fuga.

In caso di morso:

•    Allertare il 112.
•    Tenere al riposo la vittima e tranquillizzarla (in caso di panico può essere utile un blando sedativo per bocca se a disposizione).
•    Togliere immediatamente orologi, anelli, braccialetti, slacciare e/o tagliare i vestiti stretti nel distretto interessato del morso (polsini di camicia, calze, collant, pantaloni) evitare quindi tutto ciò che può creare un effetto “laccio”.
•    Disinfettare la ferita (se possibile).
•    Immobilizzare l’arto colpito mediante un bendaggio steccato non compressivo (per esempio: legare il braccio al collo o steccare la gamba).

Cosa non fare

•    Non praticare manovre pratiche che possono favorire la diffusione del veleno (incisione, suzione, movimento dell'arto interessato).
•    Non praticare manovre che impediscono la corretta vascolarizzazione dell’arto colpito (posizionamento di laccio emostatico o tourniquet).
•    Non somministrare bevande alcoliche.
Il siero antivipera è oggi un farmaco per esclusivo uso intraospedaliero e va praticato solo in casi gravi e sotto stretto e continuativo controllo medico.

NELL’ARIA: API, VESPE E CALABRONI

Porre la dovuta attenzione alla punture multiple possibili con le vespe (che pungono anche più di una volta) e con sciami di api. Le punture singole in soggetti non allergici non sono praticamente mai un problema (fatta eccezione per la reazione locale che raramente costituisce un problema serio).
Se si è punti da insetti:
•    Asportare il pungiglione.
•    Applicare impacco di ghiaccio (per una durata non inferiore ai 20 minuti).
•    Somministrare cortisonici per uso topico ed eventualmente antistaminici per via orale. Se l’edema supera i 10 cm di diametro e si associa a linfangite o linfadenite è bene somministrare comunque cortisonici per via orale.

Nei soggetti allergici

Il rischio è aumentato in quanto possono reagire in modo “sproporzionato” anche alla singola puntura con fenomeni potenzialmente pericolosi come la crisi anafilattica, quindi in caso di puntura e alla prima insorgenza di sintomi generalizzati allarmanti (per esempio difficoltà respiratorie, gonfiore importante e rapido delle mucose, svenimento, sudorazione profusa) si consiglia di utilizzare farmaci come i cortisonici e l’adrenalina per via intramuscolare.

NEL MARE: PESCI E MEDUSE

I mari della terra ospitano più di 200 specie di pesci velenosi, i più famosi dei quali appartengono ad alcune grandi famiglie come quella degli scorpenidi, (il pesce scorpione, pesce pietra nei mari caldi e lo scorfano nelle nostre latitudini) o in particolare nei nostri mari la famiglia delle razze e quella delle tracine. L’esperienza di una puntura da aculeo avvelenato non si dimentica facilmente, perché il dolore è lancinante con gonfiore, arrossamento e colorazione bruna della parte colpita.

Se si è punti da pesci con aculei

•    Pulire la ferita e disinfettare.
•    Togliere subito anelli dalle dita se è stata punta la mano che si gonfierebbe.
•    Asportare eventuali aculei.
•    Il veleno di questi pesci è inattivato dal calore quindi bisogna mettere la parte colpita (mani o piedi) in un contenitore d’acqua molto calda (al limite della sopportabilità al di sotto dei 45° C) per 30-60 minuti.
•    Consultare un medico che valuterà l’ipotesi di una profilassi antitetanica o di un trattamento con cortisone e/o antibiotici.

Le meduse dei mari italiani non pungono né mordono, ma provocano un’irritazione della pelle mediante i tentacoli urticanti. La reazione è quindi limitata alla pelle e può essere più o meno estesa. Se si entra in contatto con una medusa:
•    Lavare la zona interessata con l’acqua di mare (l’acqua dolce può provocare la rottura dei nematocisti e un’ulteriore esposizione ).
•    Asportare i residui di tentacolo e rimuovere i nematocisti (invisibili a occhio nudo) con un qualsiasi oggetto dotato di un lato rettilineo o smusso (spatola, carta di credito).
•    Se la zona è ampia ed esposta alla luce è opportuno consultare un medico che prescriverà un anestetico locale e valuterà l’ipotesi di una profilassi antitetanica o di un trattamento con cortisone e/o antibiotici per ridurre il rischio di infezioni.

* Biologa del Centro Anti Veleni del Policlinico Universitario “A. Gemelli”