Hanno frequentato la scuola di giornalismo dell’Università Cattolica o hanno incarichi di docenza e sono in prima linea, su diverse testate, nel racconto della pandemia da Coronavirus. Ma testimoniano tutti insieme che i media, soprattutto online, restano ancora vitali. Le voci dei nostri reporter in una serie di articoli
Lungo la crisi che stiamo ancora affrontando, c’è stato un momento comune in cui tutti ci siamo aggrappati alla scienza. Basta accendere la televisione, in questi giorni di reclusione forzata, per vedere un profluvio di esperti, del cui parere tutti sentono il bisogno; ma spesso, il bisogno è anche un altro, cioè quello di trovare figure che riescano a mediare con chiarezza quei messaggi che, formulati in bocca a specialisti, non sono sempre facili da recepire.
Fabio Di Todaro, dopo essersi diplomato alla Scuola di Giornalismo della Cattolica nel biennio 2008-2010, lavora come giornalista scientifico per Fondazione Umberto Veronesi, dove svolge proprio questo ruolo: mettere a disposizione le proprie conoscenze, e le proprie capacità comunicative, per tutti quei lettori disorientati, in cerca di risposte.
«Ma bisogna fare attenzione – ci tiene a specificare Di Todaro – perché il giornalista scientifico non è un medico. Un conto è essere informati su certi campi, un altro è potersi permettere di dare consigli ai pazienti, prerogativa dei soli specialisti». Un dettaglio che emerge con chiarezza dalla copertura che Fondazione Veronesi sta portando avanti in queste settimane pandemiche, anche da prima che l’emergenza scoppiasse per davvero, in Italia.
«Stavamo già seguendo l’evoluzione del Sars-CoV-2 dalle sue prime apparizioni in Asia, dal momento che un virus a trasmissione respiratoria può diffondersi molto velocemente, e che i rapporti del nostro Paese con la Cina sono costanti e molto frequenti; di certo, non avevamo immaginato che si potesse raggiungere questa portata» commenta Di Todaro, illustrando l’apposita sezione, a tema Coronavirus, allestita sul magazine online di Fondazione Veronesi appena i primi casi hanno iniziato ad apparire in Italia.
«La decisione è stata subito quella di far confluire all’interno di questo spazio diversi focus: dal come comportarsi con gli anziani fino a come gestire i malati di Alzheimer, senza trascurare naturalmente le necessità dei pazienti oncologici. Ci siamo poi impegnati a risolvere i quesiti dei lettori, i cui dubbi vengono chiariti da medici specialisti».
Un aspetto che Di Todaro tiene a evidenziare è come il sito di Fondazione Veronesi, nonostante il suo aggiornamento quotidiano, non abbia la necessità di rincorrere la notizia dell’ultima ora. «Cerchiamo di fare approfondimenti, senza stare dietro la curva dei contagi, i cui numeri, peraltro, sono con ogni probabilità ben distanti da quelli reali. Nell’ultimo mese – prosegue il giornalista – abbiamo inoltre cercato di dare spazio anche ad altre tematiche, slegate all’epidemia: perché, bisogna ricordare, a oggi non si muore solo di Covid-19». Una tendenza, quello dell’andare oltre la breaking news, che Fabio Di Todaro ha iniziato a coltivare proprio durante la sua esperienza al master in giornalismo della Cattolica. «Nel corso del biennio – ricorda sempre Di Todaro – magari si partiva sì dalle cinque righe di agenzia, ma poi ci si chiedeva come andare più in profondità. Questo, poi, vale quando si scrive di medicina: inseguire l’annuncio sensazionalistico spesso rischia di deprezzare il tuo lavoro e, soprattutto, di illudere un malato».