L’attuale situazione impone una riflessione sulle gravi implicazioni che la crisi conseguente alla SARS-CoV-2 avrà sulle condizioni economiche del nostro Paese e su molte famiglie nei prossimi mesi. In simili circostanze, il 5xmille è uno degli aiuti più concreti che l’Università Cattolica ha disposizione per continuare a garantire opportunità essenziali agli studenti. Basti pensare che dal 2010 a oggi in virtù di questo strumento è stato incrementato il numero di borse di studio, consentendo a 2.183 giovani di formarsi in Cattolica. Per conoscere da vicino tutte le aree strategiche in cui confluiscono le risorse del 5x1000, ha preso il via con l’editoriale del rettore Franco Anelli un percorso di approfondimento sulle iniziative portate a termine e sulle attività che l’Ateneo ha avviato negli ultimi anni grazie all’utilizzo dei fondi raccolti
Il cambiamento climatico è ormai un’emergenza in molti Paesi e non sono ancora ben chiari gli effetti che questo avrà sull’ecosistema. Un tentativo per capire cosa sta succedendo alle foreste si sta realizzando con il progetto Partifor, Particle emission/deposition from European broadleaved forests under changing climate, sostenuto dal 5x1000 e coordinato da Giacomo Gerosa, docente di Fisica per l’ambiente alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali della sede di Brescia dell’Università Cattolica.
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«Il focus è comprendere come la differenza di clima influenzi la capacità delle foreste di catturare – o eventualmente mettere – l’aerosol atmosferico, il Pm fine e ultrafine», spiega Gerosa. «La ricerca viene condotta in Italia e in Belgio, in collaborazione con la Katholieke Universiteit Leuven (KU Leuven). Il progetto Partifor si concentra su due foreste planiziali con foglie decidue, la riserva naturale Bosco Fontana nel Mantovano e Aelmoeseneiebos, alla periferia di Gand».
Ed è qui che svolge la sua attività di ricerca, nel team di Gerosa, Laura Bignotti, dottoranda al secondo anno dell’International Doctoral Program in Science attivato congiuntamente con la KU Leuven con un progetto di ricerca sostenuto dal 5x1000, intitolato: Size-resolved aerosol particle deposition to european broadleaved forests.
«Sto seguendo una campagna di misura in Belgio, iniziata i primi giorni di marzo nella foresta di Almoeseneie, non lontano da Gent. Fortunatamente abbiamo avuto modo di installare la strumentazione nel sito di misura qualche giorno prima del completo lockdown e questo ci ha permesso di raccogliere dati per l’intera durata della stagione primaverile. L’attività di ricerca presso Aelmoeseneiebos è strettamente collegata a quella svolta nella riserva Naturale di Bosco Fontana (Marmirolo, Mantova) e con la quale verrà confrontata al termine della raccolta dati».
Laura si occupa di di misurare scambi di aerosol tra foresta e atmosfera per mezzo di strumentazione d’avanguardia. «Ci interessa capire quali classi di particolato vengono rimosse dalla foresta, con i conseguenti vantaggi da un punto di vista della salute umana, quali vengono prodotte all’interno della foresta e più in generale i processi che hanno luogo. Nel mese di luglio, inoltre, vorremmo ampliare la strumentazione sulla torre in modo da valutare possibili interazioni tra particolato e altri inquinati, come l’ozono. Le misure di flussi di aerosol sono state arricchite, inoltre, da misure di concentrazione di particelle in differenti punti della foresta per valutare l’effetto di schermatura svolto da quest’ultima».
Il confronto è fra foreste identiche, ma in regimi climatici diversi: quello padano caldo e secco; quello atlantico fresco e umido. L’attività delle foreste viene monitorata costantemente, da prima della comparsa delle foglie fino al loro completo sviluppo. «Collochiamo strumenti all’avanguardia su una torre e misuriamo, a una velocità di dieci campioni al secondo - spiega Gerosa - lo “scambio verticale”, cioè quanto Pm va dalla foresta verso l’atmosfera e quanto dall’atmosfera scende. Misurando gli scambi di CO2 e acqua possiamo tracciare l’attività fotosintetica».
Il progetto è suddiviso in tre fasi: le prime due prevedono la raccolta di informazioni; la terza l’elaborazione di tutti i dati, che richiedono un trattamento particolare. L’obiettivo dei ricercatori è di quantificare qual è il potenziale delle foreste di rimuovere le polveri, dando riscontro del fatto che, se noi preserviamo gli ecosistemi verdi, la restituzione è molto superiore al costo del loro mantenimento. Questo servizio eco-sistemico si concretizza in pulizia della qualità dell’aria e quindi miglioramento della nostra salute, ma si aspettano anche di capire quali siano i meccanismi per cui, in alcune situazioni, la foresta generi più Pm di quanto ne catturi.
Sostenere l’Ateneo attraverso il 5x1000 significa dunque credere nella ricerca. Ma non solo. Ricerca e formazione procedono parallelamente poiché grazie a questi fondi laureandi e dottorandi possono mettersi alla prova e vivere in prima persona cosa significhi fare i ricercatori. Per Laura Bignotti fare ricerca significa «affrontare ogni giorno nuove sfide, il cui esito non è mai scontato. Ci si pone delle domande e ogni giorno si raccolgono nuovi indizi, che come tasselli di un puzzle, se correttamente assemblati, permettono di produrre risposte intermedie che saranno poi la base per nuove domande. È un processo iterativo che ci permette di raggiungere, un passo alla volta, una visione più chiara di un problema. La cosa bella di questo processo è che non si è mai soli, perché si basa sul lavoro di squadra, sul dialogo e sul confronto, sia con i membri del proprio gruppo di ricerca sia con équipe internazionali. Il contributo del 5x1000 è stato di significativo aiuto per poter disporre dei mezzi adeguati per affrontare queste sfide».