«Esiste qualcosa di più difficile che raccontare se stessi?», si chiede l’attore Giacomo Poretti all’inizio del suo monologo in scena al Piccolo Teatro Melato di Milano. Ambrogio e Agostino, conoscersi per riconoscersi è un racconto teatrale scritto da Luca Doninelli e ha aperto la nuova stagione dei Dialoghi di Vita Buona. Lo spettacolo romanza un incontro storicamente avvenuto: quello fra due santi che, arrivati da terre lontane, si conobbero a Milano. La parola chiave della serata è stata l’aggettivo ambrosiano, declinabile come il sentimento di accoglienza e solerte partecipazione che da sempre caratterizza la città di Milano.
Tre testimoni ne hanno avvalorato il senso: Omenea Zaid studentessa di Economia dell’università Cattolica, Zhupeng Zhou studente di Ingegneria del Politecnico e Franca Bonola responsabile dell’associazione Portofranco. «Era il 25 dicembre del ’99, non avevo mai visto la neve. La mia famiglia si era finalmente riunita» racconta Omenea arrivata dall’Egitto in Italia, insieme alla madre e ai suoi fratelli, ancora bambina. Ad attenderli c’era il padre, che qualche anno prima aveva lasciato la sua terra d’origine alla ricerca di un futuro migliore. «C’erano tanti problemi — prosegue — . Ci siamo tutti rimboccati le maniche». Il padre ha aperto un’impresa di traslochi, la madre ha imparato l’italiano grazie all’aiuto dell’oratorio e Omenea ha continuato a studiare, non dandosi mai per vinta. Ha tre fratelli, il più piccolo si chiama Omar ed «è nato all’ospedale San Giuseppe: è un milanese».
Poi tocca a Zhupeng Zhou, di origine cinese, che ricorda quando da bambino giocava a Bovisa con il suo amico Marco e del momento in cui ha capito che «essere diversi non è sbagliato. È giusto. Sbagliato è trattare gli altri in modo diverso». Zhupeng ha creato un’associazione che si chiama Woshou (significa “stretta di mano”) e promuove la cultura cinese a Milano. «Ieri ho fatto l’albero di Natale. Oggi sono a teatro, domani chi lo sa. Questa è la mia storia. Una storia semplice. La storia di un milanese», conclude sorridendo.
L’ultima voce è quella di Franca Bonoli che racconta l’aiuto fondamentale che l’associazione Portofranco di viale Papiniano dà in modo gratuito a 1500 studenti con 300 volontari, assicurando loro un totale di 12mila ore di ripetizioni nel corso di tutto l’anno scolastico. «Per far rinascere un uomo non c’è nulla di meglio che interessarsi a un altro essere umano. Ciò che colpisce i ragazzi è sempre il senso di gratuità», testimonia Franca. Nella città dove Sant’Agostino si convertì al cristianesimo ricevendo il battesimo da Sant’Ambrogio continuano a convivere persone che, pur partendo da culture ed esperienze religiose diverse, lavorano insieme per costruire un futuro migliore. Come ha ben ricordato l’arcivescovo Mario Delpini, a conclusione della serata, essere milanese non significa porsi su un piedistallo esibendo le proprie eccellenze ma riconoscere un debito verso tutti coloro che non hanno ricevuto le nostre stesse possibilità.