Se per anni la televisione ha regolato su di sé tutti gli altri media, il digitale ha dato avvio a una vera e propria rivoluzione. Il 2017 è stato l’anno del binge watching, le maratone davanti alle serie tv. La narrazione che le caratterizza si distingue principalmente per riconoscibilità e trasversalità: accanto ai network tradizionali sono comparsi nuovi player, come le piattaforme Over the top (Netflix, Amazon, ecc...) e le reti via cavo.
Proprio dell’equilibrio precario tra contenuto e piattaforma, esemplificato da uno storytelling innovativo, ha parlato Len Amato, presidente della rete televisiva americana via cavo HBO, dopo una carriera in Warner Bros. Amato è stato ospite della masterclass promossa dal Certa (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) nella sede di Milano dell’Ateneo, durante la quale Sky Atlantic ha presentato per l’Italia Mosaic, la mini-serie thriller prodotta da HBO Films.
«L’elemento principale è il coinvolgimento emotivo del pubblico – ha precisato il produttore – Negli anni ’70-’80, infatti, si pensava che il destinatario televisivo non potesse comprendere determinate tematiche. Il nostro mantra è, al contrario, quello di non guardare dall’alto in basso il pubblico, ma di creare un legame con lui».
A tale scopo le produzioni firmate HBO basano i propri fondamenti sulla creazione di storie e personaggi avvincenti, capaci di captare l’attenzione del pubblico ed emozionare, a prescindere che i racconti in sé provengano da un mondo reale o immaginario. Il colosso americano ha costituito negli ultimi anni un nuovo modo di progettare la televisione: con lo slogan It’s no tv. It’s HBO, infatti, la casa di produzione si conferma leader nella trasmissione di alcune delle serie tv più note e amate dal pubblico. Tra i suoi successi, HBO vanta nomi come Sex and the city, Game of Thrones, Big Little Lies e Behind the Candelabra, I Soprano e, più recentemente, Westworld e True Detective, che hanno avuto seguito grazie agli obiettivi che la casa si prefigge.
Garantendo la massima qualità, con un business basato sugli abbonamenti e non sui biglietti, HBO costruisce le proprie produzioni su cast stellari – per la seconda stagione di Big Little Lies è stata confermata la presenza del premio Oscar Meryl Streep – e si lancia su prodotti sperimentali, quale Mosaic.
Quest’ultima ideazione nasce, infatti, da un’applicazione tecnologica che Steven Soderbergh, regista della serie, stava progettando da anni. Si tratta del primo esempio di narrazione transmediale, fruibile in modo interattivo dal pubblico. Sfida, nonché obiettivo principale, della sua realizzazione è evitare che la tecnologia prevalga sullo storytelling, mantenendo il racconto attraente: il presidente Len Amato, infatti, conferma la necessità di pensare esclusivamente alla storia, perché questa possa garantire il lato artistico e umano che il pubblico va cercando.
Una lezione assente nel mondo del cinema, che si distingue dalla televisione soltanto per i grandi budget: le ultime statistiche confermano, infatti, un maggiore avvicinamento del pubblico al mondo televisivo, a scapito delle proiezioni cinematografiche che, in quanto a qualità di produzione, non superano comunque quella delle serie tv.
I sei episodi di Mosaic – che vedono la partecipazione di Sharon Stone – inscenano, dunque, un thriller capace di far riflettere sul futuro delle serie: queste ultime potrebbero fare della narrazione transmediale il proprio destino.
A margine dell’incontro su HBO, Aldo Grasso – direttore del Certa e docente di Storia della televisione – ha sottolineato l’utilità delle serie televisive, ideali a «capire come va il mondo» e a comprendere «qualcosa della narrativa moderna, attuale». Il professore ha, poi, specificato che «in tutti questi anni abbiamo capito che quello che conta nelle serie tv è il prodotto. Più è forte, più ha qualità e più riesce ad avere una trasversalità», intesa come capacità di migrazione dal piccolo schermo a nuovi player come Netflix.
Dello stesso avviso è anche Massimo Scaglioni, docente di Economia e marketing dei media e di Storia dei media, che spiega come l’aspetto più importante delle serie tv sia il contenuto. Il coordinatore delle attività del Certa evidenzia, infine, il rinnovamento delle fiction Rai «verso standard qualitativi più internazionali», riscontrabili soprattutto ne I Medici – Masters of Florence, andata in onda nel 2016 su Rai 1.