Omne trinum est perfectum. E per la terza Giornata Bresciana di Cultura Latina, tenutasi nell’aula magna dell’ateneo di Brescia lo scorso 31 gennaio, si è scelto un protagonista d’eccezione: Virgilio, celebre poeta mantovano, passibile di un approccio multidisciplinare che varca i confini della letteratura latina. Il taglio dato al tema, “tra centro e periferie”, rivela la collaborazione tra l’Università Cattolica e il Miur, che ha permesso la realizzazione del convegno grazie a un contributo erogato nell’ambito del progetto Prin 2015 dal titolo “Centro e periferia nella letteratura latina di Roma imperiale”.
Promotore e organizzatore dell’iniziativa, il professor Massimo Rivoltella, che ha coinvolto non solo tutti i latinisti della sede bresciana dell’università, ma anche un ospite straniero, il professor Stefan Freund dell’Università di Wuppertal, gemellata con la Cattolica, e, come da tradizione, un giovane e brillante studente. L’introduzione alla giornata è spettata al professor Marco Rizzi, che ha sottolineato l’attenzione, cattolica e laica, che negli ultimi tempi sta interessando le periferie cittadine.
Ha aperto i lavori il professor Freund, con un intervento incentrato su “Cuma e la topografia dell’Eneide” che dimostra come Virgilio fondi la propria topografia poetica sulla realtà geografica del tempo, che vedeva una Cuma senza dubbio periferica rispetto a Roma, ma sito di grande importanza per la sua natura di centro oracolare. Il professore si è occupato di definire con precisione, per quanto possibile, la collocazione dei principali punti di interesse della cittadina nominati da Virgilio, di identificazione agevole per quanto riguarda il Lago Averno e Capo Miseno, ma ancora dubbia relativamente al Tempio di Apollo e, soprattutto, al suggestivo Antro della Sibilla.
È toccato poi al professor Rivoltella misurarsi con il tema attraverso un’analisi dal titolo “Aen. X, 132-8: un look eccentrico?”. Il look meritevole di approfondimento è quello del figlio di Enea, Iulo, al quale, nel libro X dell’Eneide, vengono attribuiti i tratti tipici delle figure dei cammei che all’epoca ritraevano i componenti della famiglia imperiale. Il lessico utilizzato da Virgilio per descriverne la bellezza, delicata e ricercata, sembrerebbe suggerire la volontà del poeta di avvicinare il giovane, nell’unica descrizione fisica di cui è protagonista, proprio ai soggetti di queste preziose incisioni.
La seconda parte della giornata si è aperta con la relazione del professor Giuseppe Bocchi, “Alla periferia del canto (e del mondo) pastorale: allusioni orfiche nell’ecloga VII di Virgilio”: come suggeriscono alcuni nomi di ninfe e di piante, nell’agone poetico protagonista dell’ecloga, sono disseminati riferimenti più e meno occulti alla dottrina misterica dell’orfismo.
L’intervento seguente, “Alle periferie del mondo umanistico: frammenti virgiliani nell’Archivio di Stato di Brescia”, a cura del professor Emilio Valentino Giazzi, si è incentrato sul ricco tesoro di carta custodito dall’Archivio bresciano e in particolare su due frammenti virgiliani, uno dei quali postillato con informazioni tratte dal commento di Servio, che testimoniano la natura della circolazione del poeta nella Brescia umanistica e rinascimentale, quando la sua posizione periferica non le impediva di inserirsi nel fermento culturale dell’epoca.
Il professor Alfredo Viscomi, con un intervento dal titolo “Canto la lotta di un uomo: l’Eneide di Pasolini, da poema del centro del potere a poema della periferia dell’umanità” si è occupato della traduzione che Pierpaolo Pasolini fece dei primi trecento versi dell’Eneide virgiliana: ne risulta un’opera a se stante, come spesso sono le traduzioni d’autore, che indaga un’umanità varia, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni più periferiche.
Ha concluso la giornata la sezione juniores, con Martina Corbetta, studentessa. A tema, “Periferie virgiliane: una reminiscenza bucolica nel libro III delle ‘Metamorfosi’ di Ovidio”: la ricorrenza nella II ecloga e nelle Metamorfosi della dinamica venatoria prepara il terreno per un esempio di intertestualità in cui Ovidio riprende, variandolo, il suo modello, dimostrando come le periferie di un poeta, le sue riemersioni nelle opere dei posteri, possano contribuire a creare altri centri, ovvero altre individualità originali. Dopo il lucido bilancio della giornata tracciato dal professor Luigi Galasso, non resta che chiedersi quale sarà il tema prescelto per l’anno prossimo, con buona pace dei riferimenti trinitari che il terzo appuntamento ha permesso.