Francesca Steffenini ha scelto da subito la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica mossa dalla sua passione per i bambini. Dopo la laurea triennale in Scienze dell’Educazione, si è sperimentata come educatrice a tempo pieno presso una scuola d’infanzia paritaria, per poi decidere di tornare sui banchi universitari, quelli della laurea specialistica in Progettazione Pedagogica nei servizi per minori di Piacenza. Oggi è un’imprenditrice della formazione e coordina l’Alveare, il servizio educativo per bambini che ha fondato con altre tre socie.

Cosa ti ha spinto a continuare gli studi dopo la laurea triennale e un lavoro sicuro? «Volevo acquisire un ruolo di coordinamento all’interno di un contesto educativo e in questo biennio di magistrale sono riuscita a conciliare impegni lavorativi e universitari grazie alla disponibilità dei professori e a una buona organizzazione. Adesso, grazie al titolo di coordinatore pedagogico, ho costituito con altre tre socie una società cooperativa, l’Alveare, dedicata al servizio educativo 0-6 anni, raggiungendo con questo traguardo uno degli obiettivi più importanti per me e che mi ha fortemente motivata durante gli studi».

Quali sono le competenze che hai maturato in Cattolica e che ritieni siano state fondamentali per lo sviluppo della tua carriera? «Progettualità, relazione e coordinamento: sono queste le tre competenze fondamentali che ho iniziato a maturare in Cattolica. Sono risorse personali importanti in ogni contesto lavorativo, che ti permettono di agire in modo flessibile, costruttivo, empatico, aggregativo, mai distaccato, arrogante o supponente. Ho iniziato a sperimentarle soprattutto nelle esperienze di tirocinio, nelle attività di gruppo dei laboratori previsti dalla mia facoltà e durante gli incontri dedicati all’ascolto e al dialogo con figure professionali operanti in diversi settori educativi».

Che impatto ha avuto l'avvento della pandemia sulla tua attività professionale? «È stato molto significativo e problematico su tanti aspetti: dalla chiusura totale della scuola fino alla gestione economica dell’attività, risolta grazie alla collaborazione con il comune che ci ha permesso di non chiedere le rette ai genitori durante questo periodo. È cambiato anche il nostro modo di “fare scuola” ricorrendo alla tecnologia della “didattica a distanza” e questo sicuramente è stato un aspetto positivo; in quanto tutto il nostro team educativo ha avuto la possibilità di aggiornarsi, dimostrando molta flessibilità e capacità di reinventarsi nel lavoro educativo, al fine di tenere viva la relazione con le famiglie e i bambini.  È stato molto importante anche affrontare questi lunghi mesi di chiusura del servizio, dandosi degli obiettivi tra i quali la formazione online, la disponibilità di dialogare con i genitori che ne sentissero il bisogno attraverso videochiamate programmate e il costante monitoraggio dei provvedimenti ministeriali al fine di progettare al meglio e in totale sicurezza la riapertura del servizio per i mesi estivi».

Quali sono le sfide professionali che ti poni per il futuro? «Le sfide professionali sono molte: la prima sicuramente è quella di garantire un servizio adeguato alle esigenze delle famiglie, soprattutto in un contesto di emergenza come quello attuale. Inoltre c’è il desiderio di far crescere la missione educativa della nostra struttura, attraverso l’apertura di sportelli di ascolto e di sostegno alla genitorialità in collaborazione con gli enti presenti sul territorio».

Nei tuoi anni universitari hai avuto modo di entrare in contatto con i servizi offerti dallo Stage e placement, e in che modo? «Sono entrata in contatto con questi servizi sia per valutare le proposte lavorative offerte dal territorio sia per richiedere un colloquio di orientamento al fine di valutare eventuali scelte post percorso universitario e per riflettere sulle mie attitudini e competenze personali».

Che consiglio daresti a un giovane che sta per scegliere l'università? «A ogni giovane che si trova di fronte alla scelta dell’università direi di scegliere in base alla funzionalità dei servizi che offre a uno studente e alla validità del curriculum che presenta, ascoltando anche le esperienze degli studenti che la frequentano e le testimonianze di chi si è inserito nel mondo del lavoro. E, naturalmente, in base alla passione».