di Andrea Rizzica *

L’Africa cambia le persone. E due mesi in Ghana hanno modificato la mia percezione nel vedere gli eventi, portando davanti ai miei occhi un popolo aperto, generoso, ospitale e accogliente.

Abbiamo affrontato, prima con la formazione e poi sul campo, le diverse fasi che la cooperazione comporta, dal ciclo di un progetto, alla campagna di sensibilizzazione, passando per la realizzazione di un assessment, l’organizzazione di un workshop sulle greenhouse e di una tavola rotonda con stakeholders pubblici e privati per fronteggiare il fenomeno della migrazione irregolare.

Probabilmente mai come dopo questa esperienza ho apprezzato il valore del dialogo. La cooperazione è dialogo, incontro tra diverse culture, apertura mentale e predisposizione all’unione. È un’esperienza preziosa, formativa e arricchente per tutti gli interlocutori. Cooperazione vuol dire calarsi senza presunzione e con umiltà in un luogo lontano, e dare il proprio apporto.

Il mio asssessment, in particolare, si è svolto in due riformatori minorili di Accra. L’impressione è che diritti umani basilari (quali il patrocinio di un avvocato, un giusto processo o una pena equa) siano ancora violati, nonostante le formali adesioni ai protocolli internazionali da parte dei governi Ghanesi. Non dimenticherò mai la soddisfazione di David, il logista di Accra, dopo essere riusciti a ottenere il permesso per svolgere un questionario da sottoporre agli adolescenti del riformatorio. Cooperazione significa soprattutto lavoro di squadra, raggiungimento di un unico obiettivo e aiuto reciproco.

Tra i tanti, due sono i luoghi il cui ricordo rimarrà indelebile nella mia mente: il primo è il campo profughi liberiano di Accra e il secondo è la Brong Ahafo Region, regione ghanese con il maggior tasso di migrazione. Aver visto le case delle persone che lì vi dimorano, sentito i loro racconti e le loro storie, mi porterà ancora di più a pensare tenendo conto delle diverse prospettive, soprattutto riguardo al fenomeno migratorio.

Devo ringraziare Gianpaolo, rappresentate paese della Ong Vis in Ghana e costante e fondamentale punto di riferimento, perché senza la sua preziosa guida tutto ciò non sarebbe stato possibile.

Ripenso al mio soggiorno e al tempo condiviso con la comunità dei Salesiani, con John, David, Benson, Patrick, Noah, Godfred, alle storie dei migranti di ritorno della Brong Ahafo region, mi riaffiorano in mente i colori intensi del tramonto a Cape Coast, il Castello di El Mina, i Trotro (bus) affollati e Accra. Sono sicuro che il mio è stato, probabilmente, solo un arrivederci. Il Ghana è un’esplosione di vita e di colori e per tutto questo non mi resta che dire grazie usando una parola in lingua Twi: Medase Ghana!

* 25 anni, studente di Giurisprudenza
http://milano.unicatt.it/facolta/giurisprudenza