Durante la guerra del Peloponneso Sparta, potenza consolidata, si fece paladina del desiderio di libertà di molte altre Città-Stato facendo leva sulla loro paura di rimanere, o diventare, colonie di Atene. La stessa Sparta interpretò la ricchezza, la prosperità e l’espansionismo commerciale ateniese come una minaccia per la propria sopravvivenza. Una dimostrazione di come un conflitto tra una potenza consolidata e una emergente possa accendersi a causa delle diverse rappresentazioni del mondo all’interno delle quali ciascuna di esse vive. Ma soprattutto un monito affinché una spirale difensiva, in cui il rafforzamento del potere interno di un Paese viene assunto come minaccia da un altro e viceversa, non si ripeta tra Stati Uniti e Cina, le due grandi protagoniste del nostro tempo.

Anna Caffarena, docente di Relazioni internazionali all'Università di Torino e presidente del Torino World Affairs Institute, nel suo ultimo libro “La trappola di Tucidide e altre immagini” presentato all’Aseri, Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali, si domanda perché le relazioni internazionali sembrino non cambiare mai. La risposta riposa nell’analisi delle immagini e nella loro tripartizione: interpretazione, artificio e aspettative. Il caleidoscopio di immagini simbolo del 1989 coltivò la speranza di un progresso, impose un nuovo ordine mondiale, nutrì aspettative su un futuro equilibrio fatto di pace e prosperità, ben presto disatteso dal ritorno della politica di potenza, instauratasi definitivamente nel 2008. 

Ciò creò «una sorta di diplopia, uno sdoppiamento delle immagini parallele del mondo: da una parte quello senza confini, globalizzato, mentre dall’altra un mondo attraversato ancora da tantissimi conflitti». Queste rappresentazioni, però, non fungono solo da strumento per manipolare l’opinione pubblica ma rendono anche un discorso politico più semplice «come nello scontro di civiltà oppure servono per sottrarre una scelta politica all’analisi costi-benefici come nella guerra chirurgica». 

Tra tutte queste immagini «ce ne sono due: quella dell’anarchia e quella della società internazionale: la prima rimanda a una continuità mentre la seconda al cambiamento» afferma la professoressa Caffarena. Sono matrici, ovvero immagini che generano altre immagini, le quali ci aiutano a «riflettere sulla natura della politica internazionale». Nel libro “Paradiso e Potere” di Robert Kagan la metafora che vede gli uomini provenire da Marte e le donne da Venere serve per spiegare l’incomunicabilità tra il mondo degli Usa e quello dell’Europa, dove il «primo deve fare conti con la giungla mentre il secondo vive in un paradiso post storico figlio della sua creazione». Insomma due soggetti che vivono delle proprie rappresentazioni creano incomprensioni, dalle quali, a volte, si generano dei conflitti.