di Franco Anelli, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
Si è tante volte detto, negli anni passati, che la Giornata universitaria è il modo attraverso il quale l’Università si rende presente ai Cattolici italiani, si ripropone come il “loro” Ateneo e parlare di “presenza”, di questi tempi, ha una forte valenza evocativa, rimanda a una privazione che abbiamo tutti sofferto nelle scorse settimane, a un’esigenza di relazione che abbiamo imparato a coltivare diversamente. E così è stato anche per le università.
Mi trovo a scrivere queste righe sul finire di un anno accademico anomalo e turbato da vicende che nessuno di noi avrebbe immaginato, nel corso del quale abbiamo avuto l’occasione di acquisire esperienze e capacità nuove, che saranno utili per il futuro, anche quando l’emergenza sarà definitivamente cessata. Posta improvvisamente nell’impossibilità di esercitare la propria missione educativa nelle forme abituali, la nostra comunità accademica ha compiuto un intenso sforzo per assicurare la prosecuzione delle attività didattiche in tutte le facoltà. Sono stati necessari consistenti investimenti, che però, da soli, sarebbero rimasti materia inerte; decisivi sono stati l’impegno dei singoli e la collaborazione tra docenti e personale, che hanno permesso di riorganizzare drasticamente e in breve tempo il modus operandi di circa quattromila docenti e offrire centinaia di migliaia di ore di lezione online, svolgere le previste sessioni d’esame, discutere le tesi di laurea, ma anche di realizzare webinar e altri eventi virtuali molto seguiti, assicurare gli accessi al patrimonio bibliografico, dare seguito all’ampia e variegata attività di ricerca scientifica. Il risultato complessivo, superate le inevitabili difficoltà iniziali, è stato da tanti riconosciuto soddisfacente e apprezzato.
Quanto è accaduto nella scorsa primavera, e ancora condiziona le nostre vite, conferma che uno dei principali problemi della contemporaneità attiene alla capacità di governare le trasformazioni. La presa di coscienza della transizione epocale in atto è uno dei temi di fondo dell’insegnamento di Papa Francesco, e particolarmente incisivo è in esso il richiamo all’educazione, alla conoscenza come strumento principale per consentire all’umanità, e a ciascun individuo, di affrontarla adeguatamente. Tutto ciò si riflette nell’appello lanciato dal Santo Padre, e ripreso anche nel manifesto di questa 96a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la costruzione di «un ‘villaggio dell’educazione’ dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte». Già settant’anni fa Romano Guardini − pensatore tra i più cari all’attuale Pontefice – ne La fine dell’epoca moderna notava come le potenzialità proprie delle nuove tecniche avrebbero suscitato questioni tali da richiedere una globale e corale azione di ripensamento dell’approccio all’umano: «Le esigenze di quest’opera saranno così immense che le possibilità delle iniziative individuali e la cooperazione dei singoli, individualisticamente formati, non saranno in grado di rispondervi».
L’Università Cattolica si avvicina al compimento del suo primo secolo di vita con il desiderio di confermarsi al servizio della Chiesa, avvertendo anzitutto l’urgenza che il progresso scientifico-tecnologico sia accompagnato da una corrispondente evoluzione culturale dell’umanità. Ed è ancora Papa Francesco, che ci esorta a superare le opposte tentazioni dello scientismo acritico e del pessimismo per orientare le conquiste della conoscenza e le grandi potenzialità della tecnica non contro, ma a favore dell’uomo e della sua casa comune: «È possibile, tuttavia, allargare nuovamente lo sguardo, e la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale». Ora, con il Suo appello per una nuova alleanza educativa globale, Egli ci ricorda che tale obiettivo non è impresa per una sola persona o una sola istituzione, ma che tutti insieme siamo chiamati a riconoscere la direzione nella quale procedere. Questo implica, tra l’altro, che si faccia tutto il possibile per non perdere quei giovani che, pur avendo i requisiti per proseguire con successo negli studi, si trovano in condizioni di disagio economico.
A tale proposito già da molti anni il nostro Ateneo integra con risorse proprie le significative lacune dei fondi pubblici per il diritto allo studio; l’impegno, per una realtà come la nostra che vive dei contributi degli studenti e della generosità dei benefattori, è gravoso ma ineludibile.
Di recente l’Ateneo si è dotato di un ulteriore strumento, il Fondo Agostino Gemelli, con lo scopo di offrire agevolazioni per il pagamento delle tasse universitarie agli studenti che per effetto della pandemia si siano trovati in condizioni di difficoltà.
Nel condurre questi sforzi ci è stata storicamente d’aiuto la sensibilità dei fedeli di tutte le diocesi, tra i quali si contano molti nostri laureati, e per questa forma concreta di sostegno, oltre che per la loro fondamentale vicinanza umana e spirituale, siamo profondamente grati. Anche nelle dure prove cui tutti siamo sottoposti in questi mesi, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in piena comunione con la Chiesa, di cui è espressione originale e creativa, non farà mancare il proprio contributo, secondo l’efficace espressione utilizzata dal cardinal Gualtiero Bassetti, per «tessere con fede, passione e pazienza il tessuto delle comunità».