Un compito difficile ma affascinante, che chiama tutta la comunità universitaria, ognuno secondo i propri ruoli, a un’azione generosa e lungimirante che trovi nel “pensiero” la base ideale del proprio impegno.
Come da tradizione l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in qualità di presidente dell’Istituto Toniolo, ha rivolto un articolato messaggio ai cattolici italiani in occasione della 96a Giornata per l’Università Cattolica e in preparazione al Centenario dell’Ateneo.
Partendo da un esame dell’odierna situazione pandemica in cui “le abitudini sono state sconvolte, ciò che era ovvio è risultato impossibile, i luoghi comuni si sono rivelati sciocchezze, le pratiche rassicuranti si sono rivelate pericolose”, l’arcivescovo ritiene che non si possa passare oltre “come se il caso fosse chiuso” ma è il momento giusto per rispondere alle domande emerse in questo periodo al fine di comprendere quanto accaduto e interpretarlo adeguatamente.
Ma per fare questo occorre un pensiero, che è cosa diversa da parole, tradizioni, celebrazioni, opere da compiere. Pertanto, rinvolgendosi direttamente al singolo cattolico italiano, monsignor Delpini offre delle indicazioni per orientare il pensiero, alla luce della constatazione che il cattolico “non è un intellettuale che si isola in un laboratorio o in una biblioteca, geloso dei risultati e compiaciuto di sé”, non pensa fuori dalla storia, ma “cerca l’incontro, apprezza il dialogo e il lavoro in équipe, si lascia coinvolgere nella vita della Chiesa”. Fedele al principio dell’incarnazione che vede la presenza di Dio nella storia, “il cattolico pratica tutte le discipline, le professioni, le responsabilità pubbliche”.
“Il compito più essenziale ed entusiasmante per questa nostra grande e amata Università Cattolica” è produrre “un pensiero cattolico vivace, solido e generoso, capace di dialogo, costruttivo”.
Le ricorrenze del Centenario della fondazione dell’Istituto Toniolo nel 2020 e della celebrazione del Centenario della nascita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 2021, offrono lo spunto all’arcivescovo per delineare l’audace compito dell’Ateneo di affrontare le sfide dell’oggi, esprimendo riconoscenza non solo verso coloro che hanno promosso e sostenuto l’impresa della fondazione dell’Università, ma anche nei confronti di tutto il mondo cattolico di un secolo fa che viveva in un clima ostile alla Chiesa: “Un ampio movimento popolare e la presenza di personalità autorevoli e intraprendenti hanno vinto le diffidenze e hanno dato segni convincenti della rilevanza obiettiva del patrimonio e del contributo dei cattolici per la formazione e la ricerca a beneficio di tutto il Paese”.
Nonostante le incertezze del futuro prossimo che fanno temere per le posizioni di prestigio raggiunte, rese evidenti “dall’aumento delle iscrizioni, dalla qualità delle ricerche, dalla dimensione europea e internazionale delle sue relazioni istituzionali, dall’attenzione pedagogica, dalla dedizione del personale amministrativo al buon funzionamento della istituzione”, le ricorrenze previste non saranno vissute come celebrazioni del passato ma come un benvenuto al futuro, cioè come un invito ad aprire un secolo nuovo e non solo a chiudere quello che finisce.
Per fare questo “I ricercatori, i docenti, il personale di ogni ufficio, gli studenti sono chiamati non solo a rendere possibile conseguire titoli accademici promettenti per una carriera professionale, ma a condividere un pensiero che interpreti la vita come vocazione, la competenza come responsabilità, il potere come servizio, il futuro come tempo di missione”. Quasi a dire in modo più chiaro che “il bene comune è preferibile al massimo profitto di una parte, la saggezza della sobrietà è alla lunga più produttiva dello sfruttamento, le novità affascinanti della tecnologia per essere ben gestite devono attingere alla sapienza dei secoli”.
Se per vivere la sua missione la Chiesa italiana ha bisogno “di una nuova freschezza di pensiero, di una inedita scioltezza del dinamismo delle relazioni tra le diverse componenti della comunità cristiana”, è compito dell’Università Cattolica “offrire alla Chiesa italiana il contributo di cui ha bisogno, il pensiero che cerca, le competenze necessarie perché la missione di servire il Vangelo parli le lingue di questo tempo, entri senza complessi nel dibattito, si faccia carico delle domande e delle inquietudini della gente di oggi”.