di Maria Luisa Di Battista e Laura Nieri *

«Un piccolo passo nella direzione giusta». Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha accolto con queste parole la costituzione del Fondo Atlante. Un’«operazione di sistema» ideata e ampiamente sostenuta da Cassa Depositi e Prestiti e fondazioni bancarie con l’avallo di Governo e Banca d’Italia, che analizziamo nel nostro contributo al Rapporto dell’Osservatorio monetario, curato dal Laboratorio di analisi monetaria dell’Università Cattolica in collaborazione con l’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e borsa.

L’obiettivo? Arginare le crescenti difficoltà di alcune banche italiane, a partire da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, per le quali gli aumenti di capitale richiesti dalla Bce mostravano evidenti difficoltà di collocamento. L’urgenza ha imposto di costituire il Fondo all’interno di una società di gestione del risparmio già esistente e in pochi giorni la soglia minima per la costituzione del fondo è stata raggiunta e superata: Atlante ha raccolto infatti 4,25 miliardi da 67 investitori.

Come funziona questa “operazione di sistema”? In base al suo Regolamento il Fondo investe sino al 70% dell’ammontare totale in azioni emesse da banche in difficoltà. Per almeno il 30% investe in Non Performing Loans (Npl), cioè i crediti deteriorati e, in particolare, quelli più deteriorati - le sofferenze - delle banche italiane. Un fardello che a fine 2015 ammonta complessivamente a 87 miliardi netti. L’intervento del Fondo in questo caso avviene mediante sottoscrizione di strumenti finanziari (per lo più obbligazioni Junior, le più rischiose) derivanti dalla cartolarizzazione di Npl di una pluralità di banche italiane.

Nel primo caso Atlante agisce come un fondo di turn-around specializzato in banche. In realtà, date le sue dimensioni (al momento su questo business ha a disposizione poco meno di 3 miliardi) non si può parlare di un Fondo vero e proprio, in grado di investire in un portafoglio diversificato, ma di un intervento di salvataggio volto a scongiurare una crisi sistemica. Atlante a oggi ha già investito 2,5 miliardi e detiene una partecipazione molto vicina al 100% di Banca Popolare di Vicenza (1,5 miliardi) e di Veneto Banca (1 miliardo). Il turn around comporta dei tempi tecnici che non possono essere brevi. È pertanto difficile ipotizzare che, volendo ottenere sia un pur piccolo capital gain, il Fondo possa vendere a breve le partecipazioni ampliando così la dotazione destinata al business dei NPL.

Ne consegue che, per il secondo business, Atlante dispone di 1,3 miliardi che potrebbero diventare 1,8 tra un anno (per regolamento sino a giugno 2017 il Fondo non può investire più del 30% in NPL), in assenza di ulteriori interventi sul capitale di banche in difficoltà. Si tratta di un ammontare di fondi piuttosto limitato che potrà dar luogo a una riduzione delle sofferenze nette nei bilanci bancari in un range compreso tra 8 e 15 miliardi e molto probabilmente a condizione di ulteriori svalutazioni a carico del conto economico delle banche cedenti.

Si tratta in ogni caso di operazioni complesse per le quali, dato l’ammontare limitato di fondi a disposizione, Atlante dovrà definire i criteri in base a cui intervenire. Darà la precedenza alle sofferenze delle due banche partecipate (oggi pari complessivamente a 3,1 miliardi) o a quelle delle banche partecipanti al fondo? E se sì, a quali? Basti pensare che 9 delle 13 banche più grandi sotto la diretta vigilanza della Bce hanno sottoscritto più del 50% del Fondo e dovrebbero smaltire più di 25 miliardi di sofferenze nette per tornare al rapporto sofferenze/crediti netti che avevano a fine 2008, prima dello scoppio della crisi, pari al 3%. Si tratta di cifre che vanno oltre le disponibilità di Atlante. Insomma, un piccolo passo nella giusta direzione. Ma basterà?

* docenti dell’Università Cattolica di Piacenza e dell’Università di Genova, autrici del capitolo dedicato al Fondo Atlante e pubblicato nel numero 2 dell’Osservatorio Monetario. Il rapporto, disponibile sul sito: www.assbb.it, sarà presentato a Milano il 1° luglio