Seconda edizione per il corso di Alta formazione per Amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati (Afag). L’inaugurazione è stata affidata lo scorso 22 novembre, nella sala Negri da Oleggio di largo Gemelli a Milano, alla tavola rotonda dal titolo: Il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione: tra presente e futuro.

Il corso è organizzato dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la politica criminale (Csgp) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dal dipartimento di Studi europei e dell’integrazione internazionale dell’Università degli Studi di Palermo (Dems), in collaborazione con la Procura nazionale antimafia, il Tribunale di Milano, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) e la Banca d’Italia, sede di Milano.
 
La recente introduzione del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159) ha sollecitato la formazione di figure professionali competenti nella gestione e destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Il Corso Afag intende rispondere alla domanda delle istituzioni e dell’autorità giudiziaria di avvalersi di amministratori giudiziari preparati e capaci anche di prestazioni manageriali. Il sequestro e la successiva confisca dei beni e delle aziende “inquinate” dalla criminalità organizzata hanno, se ben congegnate ed eseguite, la potenzialità di spezzare il circuito che, partendo dall’investimento di capitali illeciti in attività legali, fa sì che la criminalità entri in mercati a essa tradizionalmente estranei, coinvolgendo così anche imprese sane e competitive.

La tavola rotonda inaugurale si è aperta con gli indirizzi di saluto del presidente della Corte d’Appello di Milano Giovanni Canzio che ha elogiato l’iniziativa del Csgp e del Dems. I centri di ricerca hanno compreso l’opportunità di una maggiore attenzione da parte del mondo universitario per il sistema delle misure di prevenzione, anche alla luce degli interessanti spunti di approfondimento offerti dal recente corpo normativo. Il Corso Afag, in questa prospettiva, costituisce l’occasione per l’indispensabile confronto tra università e magistratura, grazie al quale trasmettere saperi e competenze ai futuri amministratori giudiziari.

Ha portato i suoi indirizzi di saluto anche il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro che, nella duplice veste di magistrato e docente universitario dell’Università Cattolica, si è detta fiera dell’iniziativa che instaura una proficua collaborazione tra le istituzioni. Agli amministratori giudiziari dei beni sottratti alla criminalità organizzata spettano compiti importanti e delicati. Essi hanno la funzione di riaffermare la presenza dello Stato nella società e di restituire alla collettività beni redditizi, nel comune obiettivo di contrastare la criminalità organizzata anche sul piano economico-finanziario.

Il direttore del Csgp Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, a cui compete la direzione scientifica del corso insieme al direttore del Dems Giovanni Fiandaca, ha illustrato i principali obiettivi di Afag. In particolare, il professor Forti ha messo in evidenza l’attenzione che è stata riservata nel programma didattico ai possibili intrecci tra criminalità organizzata e criminalità economica. La formazione degli amministratori giudiziari sarà dunque orientata all’idea di una “legalità profittevole”: il loro compito è quello di restituire alla comunità, in tempi accettabili e nelle migliori condizioni possibili, i patrimoni illecitamente accumulati, contribuendo in tal modo a un retto sviluppo sociale ed economico. Sequestro e confisca, lungi dal rimanere mere sanzioni destinate a disperdere cespiti potenzialmente produttivi, saranno studiate nell’ottica di divenire occasione e fonte di sviluppo, per creare occupazione e servizi. In proposito, il professor Forti ha ricordato il contributo che Assolombarda ha fornito al corso Afag e il lavoro svolto per la formazione di competenze manageriali, anche nella prospettiva di future collaborazioni su temi di ricerca affini.

Alla tavola rotonda hanno partecipato la presidente della Sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale di Milano Giuliana Merola, il suo omologo del Tribunale di Roma Guglielmo Muntoni e il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Anbsc. Giuliana Merola ha, anzitutto, illustrato i principali compiti dell’amministratore giudiziario. La loro funzione si rivela fondamentale sia per la magistratura, sia per l’Anbsc. Il loro lavoro, infatti, rende concretamente possibile la restituzione dei beni e delle aziende al legittimo proprietario, riconosciuto estraneo alle organizzazioni criminali, o - in alternativa - alla collettività.

Guglielmo Muntoni ha sottolineato il progressivo e costante sviluppo delle misure di prevenzione che, grazie anche alle modifiche apportate dal Codice antimafia, ne rende possibile l’applicazione anche a soggetti ulteriori e diversi dai destinatari originari. Oggi, infatti, è possibile procedere all’ablazione dei beni appartenenti a evasori fiscali, bancarottieri e, in generale, colletti bianchi. Il prefetto Caruso ha messo in guardia i futuri amministratori giudiziari dai pericoli di collusione e di influenza da parte degli ambienti criminali. L’impegno loro richiesto sarà profondo, poiché dovranno necessariamente confrontarsi con persone indiziate di appartenere alla criminalità organizzata, per le quali l’ablazione patrimoniale si traduce nella perdita di autorevolezza e credibilità.

In occasione del dibattito, gli iscritti al corso Afag hanno dimostrato vivo interesse e posto alcune domande ai relatori, rendendo la tavola rotonda una vera e propria anticipazione della didattica, molto intensa e partecipata. Il confronto tra gli ospiti si è concentrato sulla funzione dell’amministratore giudiziario, che non dovrà limitarsi alla mera conservazione dei cespiti patrimoniali, ma dovrà operare delle gestioni redditizie. Essi rappresentano le forze sul campo della magistratura e dell’Agenzia nazionale. Il rapporto costante tra gli amministratori e i magistrati rende possibile la soluzione condivisa di problemi relativi alla gestione dei beni. Anche a tal fine, i magistrati della prevenzione presenti su tutto il territorio nazionale organizzano incontri periodici per trovare insieme soluzioni interpretative del testo normativo, che purtroppo presenta ancora numerosi profili di criticità.

In chiusura, il professor Forti ha ringraziato la Formazione Permanente dell’Università Cattolica e tutto il corpo docente del corso, composto da magistrati, amministratori giudiziari e docenti universitari, ringraziando in particolare i membri del comitato scientifico, tra cui ha ricordato il professor Gianluca Varraso e il professor Enrico Maria Mancuso per il ruolo svolto nell’organizzazione del corso.