«La mafia teme la scuola più della giustizia». Le parole di Antonino Caponnetto, riprese da molti dopo il drammatico attentato all’istituto Morvillo Falcone di Brindisi, inquadrano molto bene anche la convenzione che l’Università Cattolica e l’Università degli studi di Palermo hanno siglato sabato 19 maggio per l’attivazione del primo corso di Alta Formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati al crimine organizzato nel nord Italia, che si terrà dal prossimo novembre fino a febbraio 2013 nella sede di largo Gemelli.

Una mattina di grande passione civile per il progresso nella lotta alla mafia rappresentato dalla firma della Convenzione, ma anche di tristezza e sconforto per l’attentato di Brindisi che ha sconvolto l’Italia poche ore prima. Il prorettore vicario Franco Anelli ha introdotto l’incontro soffermandosi sull’alto valore simbolico della sfida che i due atenei hanno lanciato alle mafie, proprio nel giorno in cui si è consumato un atto che ha colpito la scuola dedicata alla moglie di Giovanni Falcone nel giorno in cui la città pugliese attendeva l’arrivo della Carovana Antimafia di Libera. «Con questo master la lotta alla mafia riparte dai giovani, ed è per questo un gesto molto significativo - ha detto Livia Pomodoro - soprattutto quando la mafia cerca di soffocare sul nascere i suoi futuri avversari, che sono proprio i giovani». «Colpire una scuola come è successo questa mattina a Brindisi - ha aggiunto - è la sua tipica simbologia di morte».

Il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Giuseppe Caruso è convinto che «con l’aggressione ai beni patrimoniali si chiude il cerchio della lotta alla mafia». «Spogliare i mafiosi dei loro beni - ha detto - significa infatti renderli meno credibili. È un po’ come dire: il re è nudo». E “denudare il re” è proprio la missione degli amministratori che si formeranno nel nuovo corso. Dovranno essere in grado di rimettere in sesto e rendere più redditizi i beni confiscati alla mafia per poi restituirli alla collettività. La scelta di Milano come sede non è casuale, poiché il capoluogo lombardo «è un ottimo osservatorio per capire le ramificazioni della mafia al nord» ha detto il Presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio, ricordando che «la Lombardia è la quinta regione per beni confiscati alla mafia dopo Sicilia, Campania, Calabria e Puglia».

Milano è anche sede dell’Expo 2015 su cui «l’attenzione della Procura è massima per il rischio di infiltrazioni mafiose», ha aggiunto il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano Edmondo Bruti Liberati. La crisi può infatti «alimentare investimenti a rischio, soprattutto in un momento come questo in cui le mafie al nord hanno assunto un profilo aziendale e riescono a garantire alle imprese legali quella liquidità che le banche non concedono più», ha spiegato il preside della facoltà di Giurisprudenza e direttore del Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale (Csgp) Gabrio Forti.

Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, con la voce rotta dal dolore per i fatti di Brindisi, che l’hanno costretto a lasciare l’incontro subito dopo la firma della convenzione, ha ricordato che «i beni confiscati alla mafia sono in condizioni tali che spesso c’è bisogno di altri beni e di altri soldi per poterli gestire» e che «l’azienda mafiosa vive in un mercato drogato, senza concorrenza, senza sindacati e con il denaro a costo zero». «È quindi difficile - ha aggiunto - che dopo la confisca riesca a reggere in un mercato sano», per poi concludere che questo è proprio il grande traguardo che il nuovo corso si prefigge di raggiungere».

Al termine del suo intervento la firma della convenzione tra le due università e di altri due protocolli di collaborazione, l’uno dalla Procura nazionale antimafia, nella persona del procuratore nazionale Piero Grasso, l’altro dal Tribunale di Milano, nella persona del presidente Livia Pomodoro. Pietre miliari nella lotta alla mafia, poche ore dopo è elogiate anche dal vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida, nel presidio di solidarietà per le vittime dell’attentato di Brindisi tenutosi in Piazza della Scala.