Nello Scavo ha iniziato il suo percorso di giornalista raccontando la cronaca nera della sua città natale, Catania, negli anni delle guerre di mafia. Dopo un’esperienza presso la BBC Academy dove, come afferma lui stesso, «ci si confronta subito con il lavoro sul campo», è stato fra l’altro inviato di guerra nei Balcani e cronista giudiziario, seguendo diverse inchieste a livello internazionale. Nel 2013, a pochi mesi dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio sulla cattedra di Pietro, il reporter di Avvenire pubblica un libro-inchiesta che ha suscitato un certo scalpore.

“La Lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura” - di cui ha parlato il 9 aprile a Milano in una lezione del corso di Stampa estera e Stampa italiana della professoressa Laura Prinetti, nell’ambito del master in Media relation e comunicazione d’impresa - è frutto di un’attenta indagine condotta da un cronista con anni di esperienza che ha intuito come nelle accuse sorte non appena Papa Francesco venne eletto, ci fosse qualcosa che non tornava.

Scavo è stato infatti il primo a notare qualcosa di strano nella foto diffusa sui social secondo cui ritraeva Bergoglio nell’atto di dare la comunione al generale Jorge Rafael Videla e che sarebbe stata datata in Argentina, in epoca post-dittatura, insinuando ci fosse “amicizia” fra i due. «Ho fatto una semplice ricerca innanzitutto su Google Immagini, caricando la foto incriminata, fino ad arrivare all’archivio dell’agenzia fotografica da cui era stata tratta, ed è apparso evidente che il sacerdote ritratto da dietro non potesse essere Bergoglio e la foto non attribuibile né alla data scritta in didascalia né tantomeno al Papa», ha spiegato Scavo. La sua scoperta ha provocato persino le scuse ufficiali di Michael Moore, che aveva pubblicato l’immagine sul suo profilo Twitter.

Oltre a smontare quelle accuse infondate, Nello Scavo, in Argentina ha scoperto, risalendo al dramma dei desaparecidos durante la dittatura, che oggi tantissimi testimoni - dissidenti, studenti, intellettuali, sacerdoti - possono raccontare in prima persona di essere stati salvati dall’allora sacerdote gesuita Jorge Mario Bergoglio. Seguendo questa pista è arrivato a compilare una sorta di “Lista di salvati”. E a capire che lui, per prudenza e umiltà, non aveva mai raccontato nulla pubblicamente. Da lì il titolo del libro, La lista di Bergoglio.

Nella testimonianza, il giornalista ha insistito più volte sul dovere primario del cronista di non credere a verità prefabbricate e andare in profondità nelle questioni veramente importanti per il lettore. All’elezione di papa Francesco, Scavo si sentiva ripetere da più parti quanto potesse essere delicata un’indagine di questo tipo. Lui è andato avanti, con coraggio, fino alla pubblicazione con Emi, l’Editrice Missionaria Italiana. Dal suo libro verrà anche tratto un film di produzione internazionale, sotto la regia di Liliana Cavani.

«Avere fiuto, intuire cosa c’è che non va e documentarsi per non cadere in errori banali»: queste le regole d’oro del bravo giornalista secondo Nello Scavo, che ha risposto con grande disponibilità ed entusiasmo alle curiosità e alle mille domande degli studenti. Fra i temi affrontati l’importante questione della deontologia professionale, anche di fronte alla cronaca nera. Il rischio di creare un processo mediatico sui giornali è infatti grande, oggi, ma per Scavo l’aspetto più importante da tenere a mente è “il rispetto per la persona”, anche se indagata, “e raccontare i fatti pensando al lettore”. Rispetto e lealtà verso il lettore vanno quindi sempre tenuti saldi, anche come inviato di guerra: «In quel caso va sempre comunicato al pubblico da che parte si sta seguendo il conflitto», spiega Scavo.