Nell'ultimo decennio il settore non profit italiano è cresciuto in maniera vigorosa, sia nel numero delle organizzazioni (dalle 235mila del 2001 alle oltre 300mila di oggi) sia nell'occupazione da esse generata (dai 600mila addetti del 2001 agli oltre 950mila di oggi). Contemporaneamente, si sono ridotti sia il numero delle istituzioni pubbliche che quello dei loro addetti, facendo pensare a un processo di progressiva trasformazione dell'occupazione pubblica in occupazione del terzo settore.

Questi dati emergono dall''ultimo Censimento dell'industria e dei servizi che mette in evidenza come stia progressivamente modificandosi il modo in cui viene organizzato il processo di ideazione e di gestione delle politiche pubbliche nei diversi settori del nostro welfare, dai servizi sociali a quelli ambientali, dalla sanità alla sicurezza. Infatti, i fenomeni della globalizzazione, la crisi economica mondiale e la crescita della complessità dei percorsi di vita individuali e collettivi, sottolineano sempre di più la necessità di rinsaldare i legami tra le persone a livello delle singole comunità locali. Proprio per questo diviene sempre più rilevante il ruolo che - nell'ideazione e nella gestione delle politiche pubbliche - può essere svolto dalle organizzazioni che nascono dalla società civile e dall'iniziativa di persone che decidono di unirsi per perseguire finalità collettive.

Gli organismi di volontariato, le associazioni ambientaliste, le cooperative sociali, le fondazioni, le imprese e tutti gli organismi collettivi espressione della volontà delle persone di incidere sui destini collettivi sono una risorsa preziosissima per leggere e interpretare i bisogni delle persone (nel campo della coesione sociale, della sicurezza, della sostenibilità ambientale), per immaginare soluzioni innovative a problemi che le amministrazioni pubbliche non sono state in grado di affrontare, per mobilitare risorse (umane ed economiche) motivate ad affrontare i problemi e per sperimentare sul campo l'efficacia di un nuovo modo di concepire l'azione collettiva al servizio dei cittadini.

Certo, per gestire politiche efficaci, l'azione delle organizzazioni della società civile non può essere solo frutto della spontaneità e della passione (che pure sono importantissime) ma deve basarsi sulle competenze tecniche che sono indispensabili per affrontare la complessità del vivere collettivo e deve sapersi coordinare e integrare con l'azione amministrativa pubblica, conoscendone i vincoli e le rigidità ma provando continuamente a forzarne i limiti, così da migliorarne l'efficacia e a ridurne i costi.

Allo stesso modo, per uscire dalla crisi in cui il nostro paese versa, anche le amministrazioni pubbliche - cui comunque spetta un ruolo fondamentale nella gestione delle politiche - debbono migliorare le proprie capacità di "disegnare" gli interventi (partendo dalla rilevazione dei bisogni dei cittadini), di gestirli in maniera efficiente e - soprattutto - di valutarli, interrogandosi sul loro grado di successo, cioè sulla capacità di raggiungere effettivamente gli obiettivi per cui sono stati concepiti e attuati.

Proprio queste esigenze di migliorare la qualità della gestione delle politiche volte al perseguimento del bene collettivo, sia da parte dei soggetti pubblici che delle organizzazioni private, spiegano l'attivazione - nel prossimo anno accademico, da parte della Facoltà di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica - della nuova laurea magistrale in Politiche pubbliche, che prevede tre percorsi su Politiche per l'ambiente, Politiche per la coesione sociale e Politiche per la sicurezza. Avviare un percorso formativo sulle Politiche pubbliche acquista un senso particolare nel momento di difficoltà che il nostro paese attraversa. Infatti, per uscire dalla crisi servono, innanzitutto, buone politiche e buoni amministratori, dotati delle competenze culturali, degli strumenti tecnici, della lungimiranza e della passione per le persone e le comunità che sono la condizione indispensabile per promuovere il bene comune.