Quali sono i settori dell’economia legale più infiltrati dalla criminalità organizzata? In quali province sono più numerosi i reati contro la proprietà o le abitazioni? E dove è più alto il livello di criminalità contro i trasporti e le attività commerciali?

Per dare una risposta scientifica a questi interrogativi, Crime&tech, spin-off dell’Università Cattolica, ha elaborato 9 indicatori che forniscono una misurazione sintetica di diversi rischi di natura criminale: OCI-T e OCI-S misurano l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale, rispettivamente a livello di territorio e settore economico; VCI-T misura la criminalità violenta (per esempio omicidi intenzionali, violenze sessuali, aggressioni, sequestri di persona); CAP-T misura i reati contro la proprietà, includendo al suo interno cinque sotto-indicatori: CAP-HOUSE, (reati contro le abitazioni), CAP-STREET (criminalità di strada), CAP-VEHICLE (criminalità contro i veicoli), CAP-TRANSPORT (criminalità contro i trasporti) e CAP-BUSINESS (reati contro le attività commerciali).

“Gli indicatori - spiega Ernesto Savona, presidente di Crime&tech e direttore di Transcrime, il centro di ricerca di criminologia dell’Università Cattolica - sono costruiti seguendo una metodologia sviluppata a partire dalle ricerche di Transcrime. Sono aggiornati periodicamente combinando tramite diverse tecniche statistiche informazioni provenienti da varie fonti (statistiche amministrative, rapporti istituzionali, evidenze giudiziarie). Tra i tanti parametri presi in esame, ad esempio, è stato considerato il tasso di non denuncia in diversi territori e per diversi reati”.

La Calabria prima regione italiana per infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale, lo smaltimento dei rifiuti il primo tra i settori economici, la Provincia di Milano quella con il livello più alto di criminalità contro i veicoli, Rimini la provincia dell’Emilia Romagna a più alto rischio per quanto riguarda la criminalità di strada. Sono queste alcune delle “fotografie” offerte dagli indicatori di Crime&tech.

Ma a chi possono servire? A molti soggetti sia pubblici che privati. Ad esempio, banche e professionisti per migliorare le attività di customer due diligence sui loro clienti e la valutazione del rischio riciclaggio. Oppure aziende che vogliono mappare la pericolosità delle aree dove stabilire nuovi impianti, sedi o negozi, o controllare i propri fornitori. Enti pubblici e amministrazioni locali, per monitorare il rischio infiltrazione in appalti e bandi pubblici, o imprese assicurative per migliorare il calcolo di polizze e premi. Infine, centri di ricerca e data provider (non è un caso che OCI-T e OCI-S siano distribuiti anche tramite le banche dati di Bureau van Dijk).

“Questi indicatori - spiega Ernesto Savona - vanno proprio nella direzione in cui, insieme a Università Cattolica, abbiamo fondato lo spin-off Crime&tech: rafforzare il legame tra università e mondo delle imprese e dell’amministrazione pubblica trasferendo la ricerca scientifica di Transcrime in servizi e strumenti per il settore pubblico e privato per migliorare la prevenzione e la gestione dei rischi e facilitare il security management”.

Gli indicatori sono disponibili, previa sottoscrizione, nell’area riservata del sito www.crimetech.it dove possono essere visualizzati, filtrati e scaricati.
Per maggiori informazioni sui singoli indicatori e sui costi scarica la brochure.