Sono soprattutto firme di prestigiosi studiosi di storia della scienza quelli contenuti nel Fondo “Autografi” della Biblioteca delle Scienze Carlo Viganò.

Centotrenta cartelle, organizzate alfabeticamente e munite di una minima classificazione, che restituiscono campioni di testimonianze autografe in prevalenza ottocentesche, per lo più lettere singole ma anche brevi carteggi, cartoline postali o veloci foglietti spesso trascritti nelle consuete grafie minute e su carta sottile, talora intestata a prestigiose istituzioni scientifiche.

Ne ha parlato Simona Gavinelli, docente di Paleografia latina, durante l’incontro di studio sul tema Scrittura di testi e produzione di libri organizzato in occasione della settima Giornata di studi Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, che si è svolta nella sede bresciana dell'Ateneo lo scorso 5 maggio.

L’autografo più antico risale al 1595 e si tratta di una lettera dell’ingegnere idraulico perugino Pompilio Eusebi, noto per il suo irrealizzabile progetto, approvato dal papa Pio V nel 1589, della canalizzazione navigabile dell’Aniene da Tivoli a Roma.

Significativa per la sua provenienza dalla dispersa collezione di autografi dello storico novarese Carlo Morbio (1811-1881) è pure un’ulteriore lettera, inviata alla nipote Teresa Morbio nel 1826 da Carlo Parea (1770-1834), un altro ingegnere idraulico milanese che fu esperto di bonifiche e di interventi irrigui nell’area dei navigli milanesi e pavesi oltre a essere stato pioniere nel 1818 della navigazione a vapore sui laghi lombardi.

Il nucleo portante, in alcuni casi accompagnato dai singoli ritratti fotografici, è tuttavia rappresentato dal corpus di autografi correlati a vario titolo alla fondamentale figura di Galileo Galilei (1564-1642), come una lettera (1678?) del fiorentino Vincenzo Viviani (1622-1703) che, ultimo giovane allievo, ne fu il biografo e primo editore delle opere (1655-1656). Si giustifica quindi la presenza di autografi ascrivibili agli editori successivi, quali Eugenio Alberi (1807-1878), o il padovano Antonio Favaro (1847-1922) alla cui Edizione Nazionale collaborò anche l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), direttore dell’Osservatorio milanese di Brera, il cui autografo riporta a matita anche una quotazione di vendita sul mercato antiquario.

La rassegna documentaria, apprezzabile sul versante grafico, in alcuni casi fornisce preziosi tasselli biografici sui protagonisti ma restituisce soprattutto un ampio affresco culturale nell’intersezione di diverse discipline nella fase illuministico-risorgimentale e poi post-unitario, con diverse implicanze politiche e sociali, approdando pure al settore letterario attraverso l’apporto dei poligrafi del primo Ottocento.

Nella lunga galleria prosopografica si individuano in effetti specialmente matematici, fisici, sismologi, naturalisti, astronomi e meteorologi come il barnabita Antonio Denza (1834-1894) fondatore dell’Osservatorio astronomico di Moncalieri e della Specola Vaticana, ma anche agronomi come Giovanni Bottari (1758-1814), esploratori del calibro del valdostano Jules Brocherel (1871-1954), e medici, ad esempio lo storico della medicina Francesco Puccinotti Francesco (1794-1872), che divenne il consulente bibliografico per la sezione medica della imponente biblioteca del conte Monaldo Leopardi a Recanati, oppure il celebre psichiatra e criminologo Cesare Lombroso (1835-1909).

Il ricco patrimonio documenta il paziente e costante impegno bibliofilo dell’ingegnere Carlo Viganò (1904-1974), donato alla sede bresciana dell’Università Cattolica nel 1973, poco prima della morte, accogliendo quindi le aspettative espresse a suo tempo da padre Agostino Gemelli (1878-1959) che, nella prospettiva di aprire a Brescia una facoltà fisico-matematica, aveva intuito l’enorme potenziale bibliografico di tale raccolta specializzata.

Nel 2004, in occasione della celebrazione del centenario della nascita di Carlo Viganò, anche il figlio Alberto, decise di seguire le orme paterne consegnando alla medesima biblioteca pure la propria collezione personale di strumentazione tecnica.

La configurazione complessiva, in cui compaiono circa 12.000 unità bibliografiche, riunisce del resto un articolato Fondo Antico completamente catalogato, costituito da 80 manoscritti (in prevalenza di età moderna), 11 incunaboli, 500 edizioni del sec. XVI e circa 4000 edizioni dei secoli XVII e XVIII, con un particolare accento sulla cultura e sulla documentazione bresciana; resta invece in attesa di catalogazione l’altrettanto imponente Fondo Moderno, con numerose edizioni otto-novecentesche.