In volo da Johannesburg a Città del Capo. Ma in modalità green. Circa 1.200 chilometri percorsi grazie a un combustibile ricavato per il 50% da semi di tabacco. Il 15 luglio a effettuare in Sudafrica un’impresa del genere è un aereo di linea della compagnia South African Airway, che ha deciso di dare una svolta sostenibile alla sua mobilità. La decisione di adottare “bio-fuel” è frutto anche del lavoro di un’azienda italiana: con la collaborazione di alcuni ricercatori della sede di Piacenza dell’Università Cattolica, coordinati a suo tempo dallo scomparso professor Corrado Fogher, ha brevettato un processo per estrarre biocarburante dai semi Solaris del tabacco, un seme non ogm, non alimentare e senza nicotina, ideale per questo scopo.
Questo tipo di ricerca sulle biomasse e sulle fonti di energia rinnovabile si inserisce nei filoni di approfondimento su cui da tempo si è concentrata l’indagine scientifica della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica. Un’attività - quella sulle energie rinnovabili, sulle colture da biomassa e in generale su tematiche relative alla bio-economia - che nei centri di ricerca piacentini si sviluppa su vari fronti.
Al dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili, il professor Stefano Amaducci, docente del corso “Filiere non food e bioenergie” e coordinatore del progetto europeo “Multihemp” (multihemp.eu), conduce ricerche relative alla fattibilità agronomica e sostenibilità ambientale di diverse filiere bioenergetiche che vanno dall’utilizzo di coltivazioni dedicate e/o reflui zootecnici per la produzione di biogas, all’utilizzo di coltivazioni di sorgo e piante erbacee rizomatose (canna comune, miscanto e panico vergato) per la produzione di calore, energia o biocombustibili di seconda generazione.
«Negli ultimi anni l’interesse internazionale verso gli utilizzi energetici delle biomasse si è tuttavia ridotto a favore di un aumento delle applicazioni industriali. Le biomasse di origine agricola sono quindi la materia prima di bioraffinerie che producono sì biocombustibili, ma anche sostanze chimiche, materiali, oltre che foraggi e anche alimenti» osserva il professor Amaducci. «In questo ambito la canapa può rivestire il ruolo di coltura modello, e nel progetto Multihemp è infatti utilizzata per la produzione di materiali per bioedilizia, isolanti termici, biocompositi, cosmetici, prodotti farmaceutici oltre che per le applicazioni alimentari dei semi».
Un’ulteriore interessante tematica di ricerca in cui l’attività agricola si integra alla produzione di energia rinnovabile è quella condotta in collaborazione con la società Rem technology che ha sviluppato il sistema Agrovoltaico. Qui la produzione di energia elettrica da fotovoltaico si realizza con impianti a terra che hanno una minima interferenza con le produzioni agricole, come emerso da una ricerca i cui risultati sono stati recentemente presentati dal professor Amaducci alla 32esima edizione dell’European Photovoltaic Solar Energy Conference.
Alla produzione di bioidrogeno e metano per ricavare energia elettrica partendo da sottoprodotti alimentari, tra cui il siero di scarto delle produzioni casearie del formaggio grana, lavora il professor Fabrizio Cappa dell’Istituto di Microbiologia in collaborazione con la professoressa Francesca Malpei del Politecnico di Milano. Il tutto rientra in un più ampio lavoro di ricerca per l’utilizzo dei sottoprodotti alimentari e dei liquami per la produzione di energie rinnovabili sfruttando le fermentazioni microbiche.