Ci sono stati viaggi per cui si è mossa la macchina dell’editoria europea per quattro secoli: sono gli Itinera ad Loca Sancta, pellegrinaggi verso la Terra Santa i cui resoconti sono esposti in questi giorni nella splendida cornice della Biblioteca Nazionale di Brera. All’iniziativa collabora anche il nostro Centro di Ricerca Editoria Libreria Biblioteca, diretto dal professor Edoardo Barbieri, che da anni porta avanti il progetto Libri ponti di pace per la valorizzazione del patrimonio librario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme.

La mostra – che rimarrà aperta fino al 5 gennaio e si inserisce nelle celebrazioni per gli otto secoli di presenza francescana nella Terra di Gesù – propone antichi manoscritti e libri a stampa, oltre a oggetti di grande pregio, tutto materiale prodotto tra XV e XVII secolo. È il terreno di ricerca di Alessandro Tedesco, collaboratore del CRELEB che in Itinera ad Loca Sancta (ETS, 2017) ha pubblicato il suo lungo studio sul patrimonio delle biblioteche francescane a Gerusalemme.

Il “primo pellegrinaggio” è il viaggio dei Magi: la pratica ha poi conosciuto modifiche ma si è conservata dai tempi di sant’Elena (che ritrovando la Croce diede impulso al culto dei Luoghi Santi) fino a oggi ed è propria di tutte le confessioni cristiane. «Uno degli aspetti più significativi dei resoconti – spiega Tedesco – è che questi ci portano al cuore dei viaggi: il pellegrino muove i suoi passi verso la Terra Santa per ripercorrere le orme del Salvatore e lo stesso fa il fedele oggi, singolarmente o comunitariamente, in una vita che vuole sempre incentrare su Gesù».

«Uno dei pezzi più importanti esposti a Brera – prosegue l’esperto – è il codice riccamente illustrato (fino a oggi non del tutto valorizzato) del Viazo di Niccolò da Poggibonsi, un testo di successo che racconta un viaggio del 1346. La sua fortuna è testimoniata anche da un esemplare a Gerusalemme: una seconda edizione a stampa uscita nel 1518 a Venezia e corredata da numerose incisioni dei luoghi. L’edizione è rarissima ed è centrale per la fortuna tipografica dell’opera, ristampata poi molte volte fino a fine ‘700, pressoché invariata nella forma».

Non ci sono però solo testi devozionali, ma documenti che si prestano a varie letture: «Per gli storici della religione sono fonti preziose perché raccontano i culti religiosi; per lo storico del libro sono rilevanti per tracciare l’evoluzione dell’industria editoriale a cavallo tra ‘400 e ‘700 seguendo il genere di grande successo degli Itinera. Per gli archeologi, infine, sono fonti iconografiche e testuali per la descrizione dei Luoghi Santi».

Proprio della raffigurazione di questi luoghi nei testi di viaggio parlerà Tedesco nel convegno Al sancto Iherusalem, in programma il 5 dicembre presso la sede della mostra (si veda a lato). «Convivono diversi tipi di immagini: a quelle più o meno realistiche dei luoghi, si affiancano raffigurazioni di Gerusalemme idealizzata sulla base delle influenze stilistiche proprie dei luoghi in cui il libro veniva stampato. Poi, ci sono testi con elementi naturalistico-etnografici. Negli stessi periodi, altre opere rappresentano i luoghi come erano prima di Cristo, ma in generale manca un aggiornamento iconografico che rifletta lo stato reale degli edifici nel tempo. Fa eccezione il Trattato di Bernardino Amico, che per primo effettua precise misurazioni in loco: il risultato è una spettacolare edizione (1609) corredata da copiose tavole illustrate, bellissime piante e vedute prospettiche».