a cura di Gloria Luzzani

Produrre e trasformare alimenti ha diverse conseguenze ambientali, tra cui l’emissione di gas a effetto serra, l’uso della terra, gli effetti sulla biodiversità. L’impatto ambientale della filiera alimentare è dunque chiaramente dipendente dalla domanda di alimenti e dalle abitudini alimentari dei consumatori.  

Ma qual è l’impatto della dieta sull’ambiente? E come le nostre scelte influenzano questo impatto? Con l’approccio della Clessidra Ambientale sarà ora più semplice capirlo.

Studiata per analizzare e comunicare in modo efficace gli impatti ambientali della dieta da Maria M. Ulaszewska, ricercatrice presso il dipartimento di Qualità Alimentare e Nutrizione della Fondazione Edmund Mach, Gloria Luzzani, collaboratrice dell’Istituto di Chimica Agraria e Ambientale dell’Università Cattolica di Piacenza, e Sonia Pignatelli analista LCA presso l’azienda di consulenza Life Cycle Engineering, coordinate dal professor Ettore Capri, la Clessidra Ambientale è stata applicata a due diversi modelli alimentari raccomandati, la dieta nordica e quella mediterranea.

“Per ciascun modello sono state stimate le emissioni di gas a effetto serra (espresse in anidride carbonica equivalente), su base settimanale, attraverso l’applicazione della valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) ad ognuno degli alimenti raccomandati – sottolinea il prof. Ettore Capri -. L’approccio della Clessidra Ambientale ha permesso dunque di tradurre le raccomandazioni alimentari per una sana e corretta alimentazione nel suo senso più esteso, che include anche le raccomandazioni per un consumo responsabile e sostenibile”.

La famosa Piramide Alimentare si specchia infatti in quella ambientale andando a formare una clessidra che mette a confronto l’impatto ambientale di diversi alimenti in funzione del loro contributo alla dieta, e non solo in funzione della loro massa.

“Risulta evidente che mangiare carne non ha un impatto sull’ambiente maggiore del mangiare frutta e verdura, se consideriamo la quantità di alimento che la dieta mediterranea e quella nordica consigliano di assumere – prosegue il prof. Capri -. Dai risultati si evince infatti che, sia per la dieta mediterranea sia per quella nordica, l’impronta carbonica settimanale degli alimenti ad alto contenuto proteico (come carne, pesce, uova e legumi) è equiparabile a quella di frutta e verdura”.