Mangiare spinaci e cavoli aiuta a proteggere la vista mentre i pomodori hanno importanti proprietà antitumorali. La caffeina è utilissima contro la cellulite e favorisce la crescita dei capelli. Molti smalti per unghie sono composti con nitrocellulosa sciolta in solventi e mescolata con coloranti. E ancora: cos’hanno in comune l’uomo, il pipistrello e il gorilla? Al contrario di quasi tutte le specie animali essi non sono in grado di sintetizzare la vitamina C. Queste e molte altre le rivelazioni emerse nel corso della manifestazione conclusiva del progetto “Come le sostanze chimiche hanno cambiato la storia dell’umanità” promosso dalla facoltà di Agraria nell’ambito dell’anno internazionale della chimica, grazie alle ricerche degli studenti di cinque scuole superiori piacentine che hanno aderito all’iniziativa (Istituto agrario Raineri – Marcora, Istituto tecnico industriale Marconi, Liceo Colombini, Liceo Gioia e Liceo Respighi).

Lo sviluppo delle società è stato da sempre determinato dalla relazione che gli esseri umani hanno stabilito con i minerali e i vegetali presenti nel proprio ambiente, in pratica con le sostanze inorganiche e organiche naturali. L'uomo ha lentamente imparato a riconoscere la diversità molecolare presente in natura, anche se ancora oggi si è molto lontani dal conoscerla completamente. Lorenzo Morelli, preside della facoltà di Agraria, e Marco Trevisan, direttore dell’Istituto di Chimica agraria e ambientale, traendo ispirazione dal libro “I bottoni di Napoleone. Come 17 molecole hanno cambiato la storia” di Penny Le Couteur e Jay Burreson, nello scorso mese di marzo hanno proposto ai docenti e agli studenti degli Istituti superiori cittadini di individuare una sostanza chimica, che ha profondamente segnato lo sviluppo delle nostre società, e di studiarla sotto molteplici aspetti, considerando non solo un approccio di tipo chimico, ma anche storico, economico, sociale e ambientale.

Il lavoro di ricerca svolto dagli studenti, che per molti di loro ha incluso anche un periodo di stage durante la scorsa estate presso i laboratori di Microbiologia, Chimica agraria e ambientale e Scienze degli alimenti e della nutrizione dell’ateneo piacentino, ha avuto come esito la realizzazione di alcuni poster di contenuto scientifico, ma soprattutto un momento di esposizione e condivisione dei risultati ottenuti di fronte alla platea di più di 250 studenti che hanno affollato l’Auditorium Mazzocchi.

I giovani relatori che si sono alternati in cattedra hanno parlato di alcune delle sostanze chimiche che hanno contribuito all’evoluzione della società moderna: dal glucosio all’acido ascorbico (vitamina C), dai pigmenti organici che si trovano nelle piante (carotenoidi) alla caffeina, dai sulfamidici – primi farmaci chemioterapici – alla penicillina, dalla serotonina alla nitrocellulosa. Ma gli studenti non si sono limitati ad esporre formule ed esperienze di laboratorio ma hanno anche considerato aspetti sociali. Tra i tanti, il gruppo che ha lavorato sul glucosio ha raccontato che furono i grandi profitti assicurati dal mercato dello zucchero a incentivare lo schiavismo e il trasporto di schiavi africani nel Nuovo Mondo, mentre quello che ha affrontato il tema della caffeina ha sottolineato come il commercio del caffè sia dominato da una élite di 20 grandi multinazionali e come la promozione del commercio equo e solidale, rappresenti un tentativo di contrapposizione allo sfruttamento dei paesi produttori da parte delle aziende interessate esclusivamente alla massimizzazione del profitto.

Interessanti anche gli aneddoti di tipo storico, emersi nel corso della manifestazione, che hanno portato a scoperte determinanti per la storia dell’umanità.  Ad esempio Gerhard Domagk, fondatore della chemioterapia antibatterica mediante sulfamidici, che nel 1939 vinse il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, si trovò ad approfondire questi studi cercando una cura per la figlia, gravemente malata a causa di un’infezione streptococcica contratta con una semplice puntura di spillo. Christian Friedrich Schönbein, chimico tedesco, durante un esperimento condotto nella cucina di casa sua, distillò una miscela di acido solforico ed acido nitrico. Ponendo ad asciugare su un forno il grembiule di cotone della moglie, usato per asciugare gli schizzi di liquido, questo s’incendiò spontaneamente in modo molto rapido: aveva sintetizzato la nitrocellulosa e ne intuì le potenziali applicazioni in ambito militare, in sostituzione della vecchia polvere nera che presentava il grosso svantaggio di produrre fumo fuligginoso che anneriva le armi e offuscava il campo di battaglia.

L’iniziativa ha avuto il duplice vantaggio di rinsaldare il legame fra l’Università Cattolica e le scuole del territorio e di avvicinare gli studenti ad una materia come la chimica, da molti ritenuta ostica, ma allo stesso tempo affascinante e indispensabile per la comprensione del mondo che ci circonda.