Per quasi tutti “apocalittico” fa rima con catastrofico. Eppure apocalisse, nel suo etimo greco, non significa altro che “rivelazione”. L’ultimo libro della Bibbia, a cui è ispirata la mostra d’arte moderna esposta nei chiostri del complesso di largo Gemelli a Milano, non è un libro da comprendere con «l’ermeneutica degli effetti speciali» alla Armageddon, come spiega l’assistente ecclesiastico generale del’ateneo Sergio Lanza nel testo di presentazione.


 


«Parla anche di catastrofi, ma non è un libro di catastrofi. Rivela piuttosto come possiamo rendere il mondo una sciagura», commenta nella video intervista di Cattolicanews Bruno Maggioni, uno dei maggiori biblisti italiani, docente di Introduzione alla teologia in Cattolica e di Esegesi del nuovo testamento alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. L’Apocalisse è un libro della speranza e del senso della storia.

Ogni opera della mostra coglie uno dei molti simboli di cui è intessuta l’Apocalisse. «Sono recuperati quasi dalla Bibbia – spiega il biblista -. Li troviamo complessi perché non sono presi uno a uno, ma tanti insieme. E poi perché sono simboli in movimento, come in una scena cinematografica. Non si possono leggere l’uno staccato dall’altro». Era davvero arduo il compito dei dieci artisti che hanno accettato la sfida di rappresentare questa articolata simbologia. La mostra li raccoglie nelle opere accompagnate da un duplice pannello: il primo con il commento all’opera da parte di alcuni esperti di storia dell’arte della Cattolica, tra cui Elena Di Raddo, Kevin McManus, Sara Meda, Erica Fraschini, Lucia Gasparini, Grazia Massone, Chiara Mari, Isabella Bertario e Paolo Bolpagni.

L’altro pannello propone una riflessione spirituale di alcuni professori della Cattolica di diversi ambiti disciplinari che hanno accettato la sfida di fornire una chiave di lettura dei brani dell’Apocalisse interpretati dagli artisti. Tra loro, Michele Lenoci, preside della facoltà di Scienze della formazione, Luisa Camaiora, preside della facoltà di Scienze linguistiche e delle letterature straniere, Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea, Gianni Gasparini, docente di Sociologia, Antonio Liverani, docente di Economia,  Enrico Molinari, docente di Psicologia clinica, Gian Luca Potestà, docente di Storia del cristianesimo, Mirella Ferrari, docente di Letteratura latina medievale, Maria Pia Alberzoni, docente di Storia medievale, oltre al biblista Bruno Maggioni.

Apocalisse, una delle opere«L’Apocalisse – afferma l’esegeta comasco che vi ha dedicato più di una pubblicazione – è un libro molto bello, che però non è facile da comprendere. Bisogna decifrarne i simboli. Per esempio la rivelazione di un Dio che si proclama nel capitolo primo come l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine: il libro dà una risposta più al fine che alla fine della storia. E Gesù è la chiave interpretativa di una vicenda che viene da Dio e che a Dio torna: Cristo muore e sembra perdente, ma poi risorge, segno di un amore che, come la vita di ogni uomo, sembra soccombere, ma alla fine è l’unica cosa che dura e che vince la storia. Un pertugio che si è aperto e ci lascia intravedere la direzione».

Il percorso della mostra si snoda intorno agli altri temi classici dell’apocalisse, alcuni dei quali sono illustrati da monsignor Maggioni nel video che abbiamo realizzato: l’arcobaleno, il libro dei sigillila donna e il dragone, la bestia che viene dal mare, la città che scende dal cielo. La chiusura del libro è affidata a una grande immagine di speranza: una città che scende dal cielo nuova, perfetta, simmetrica. «La città vera è un dono di Dio e non una conquista dell’uomo. È la nuova Gerusalemme, una città regolare, dove non c’è nulla di più e nulla di meno. La cosa più bella di questa città – conclude Maggioni – è che non ha più nessun tempio. Qualche esegeta si affretta a spiegare, sbagliando tutto, che non avrà più nessun tempio pagano. No, non avrà proprio più chiese né liturgie della terra, perché non ce ne sarà più bisogno: ormai ci sarà solo Dio e noi lo vedremo faccia a faccia».

Paolo Ferrari
Luca Aprea
Katia Biondi


La mostra è visitabile dal lunedì (ore 9-22) al sabato (ore 9-13), ed è aperta al pubblico fino all'8 maggio. Nella cappella del Sacro Cuore (largo Gemelli, 1) resterà esposta fino alla stessa data anche la Via Crucis di Graziano Pompili.