L’immagine di un ponte che congiunge e avvicina, dopo quella dell’onda gigantesca che sovrasta alcune imbarcazioni mettendo in pericolo la vita degli uomini a bordo. È tramite queste due straordinarie opere del maestro giapponese Hokusai che l’Alta Scuola per l’Ambiente (Asa ), che ha sede a Brescia, ha voluto rappresentare i convegni degli ultimi due anni. E dunque dopo “La grande onda” che identificava “L’ambiente conteso” – l’evento del 2009 –, un’altra opera dell’artista nipponico viene ripresa a simboleggiare l’appuntamento dello scorso 5 novembre. “Buone azioni per l’ambiente; public utilities e fondazioni tra stili di vita e green marketing” il titolo. Un convegno che ha visto alternarsi tra i relatori personalità di spicco della vita sociale, del mondo accademico, delle aziende e dell’amministrazione pubblica. Tutti messi nella condizione di comunicare e dialogare tra loro – appunto attraverso un immaginario ponte – per rispondere ad alcune delle più importanti domande che si pongono di fronte all’umanità: quali sono le azioni da portare avanti a salvaguardia e tutela del Creato? Chi e come ha il dovere di realizzarle? Dopo l’introduzione ai lavori del professor Roberto Zoboli e i saluti del direttore della sede bresciana dell’Università Cattolica Luigi Morgano, dell’assessore con delega all’Università della Provincia di Brescia Aristide Peli, del sottosegretario regionale Alberto Cavalli e del consigliere del Comune bresciano Mariangela Ferrari, la giornata è stata divisa in tre diverse sessioni.



Public utilities
La prima sessione dedicata ai “Valori e traguardi delle public utilities per l’ambiente” si è aperta con le parole di Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione di A2A, la più importante local utility in Italia per ricavi, margini operativi e capitalizzazione del mercato. Il focus del suo intervento si è concentrato sui gravi problemi ambientali che affliggono le città di Milano e Brescia. «Dobbiamo concentrarci da una parte sul fronte del risparmio energetico, sul riscaldamento soprattutto, e dall’altra sull’approvvigionamento di energia pulita, ovvero sulle fonti ad impatto zero», ha detto. Diversi da quest’ultimo punto di vista i progetti messi in campo dalla public utility nata nel 2008 dalla fusione di Aem, Asm e Amsa. «Stiamo pensando di sfruttare le acque di falda che si trovano nel sottosuolo di Milano per un metodo innovativo di riscaldamento delle case – ha rivelato Zuccoli –, per ciò che concerne invece il problema del traffico abbiamo preso un impegno sul fronte delle auto elettriche attraverso un accordo con Renault». A ruota è seguito l’intervento di Fabrizio Scuri, amministratore delegato di Lgh, altra multiutility che opera in territorio lombardo e che si sta dando da fare per trovare delle soluzioni in vista della tutela e della salvaguardia dell’ambiente. «Il tema della sostenibilità diventerà sempre più importante – ha commentato Scuri –, il futuro passa dalle scelte che decideremo di fare in questi anni». Un impegno per le aziende, ma anche per i singoli cittadini. «Come raccolta di rifiuti in certi comuni siamo arrivati al 70 per cento di differenziata, ma saranno gli stili di vita adottati dalle persone a essere fondamentali». Sono intervenuti sul tema public utilities anche il professor Enrico Tacchi, che si è soffermato sui valori di fondo di queste particolari aziende, e il professor Stefano Pareglio, che ha voluto invece sottolinearne l’importanza, oltre che dal punto di vista economico, anche sociale e ambientale. «Oltre che un segmento rilevante per l’economia del continente, le public utilities rappresentano uno snodo essenziale per le politiche ambientali e per l’orientamento alla sostenibilità delle comunità locali – ha continuato Pareglio –, rappresentano forse il principale player nell’innovazione ambientale». Il professor Pier Sandro Cocconcelli ha evidenziato l’importanza del patto che deve stringersi tra ricerca e aziende in vista della sostenibilità, ammettendo che da questo punto di vista ci sono ancora ampi margini di crescita. «Una struttura come Asa – ha proseguito Cocconcelli – funge però da modello, in quanto laboratorio e contenitore dove i vari stakeholder possono trovarsi e scambiare idee».

Stili di vita
Il tema legato agli stili di vita è stato il fulcro della seconda sessione di lavoro aperta dal Vescovo di Anagni-Alatri. monsignor Lorenzo Loppa, che, facendo riferimento alle parole pronunciate da Benedetto XVI durante la Giornata Mondiale della Pace del 2010, ha ricordato che «per guidare l’umanità verso una gestione sostenibile dell’ambiente e delle risorse del pianeta, oltre la revisione del modello di sviluppo e la messa in campo di politiche nazionali e internazionali, è necessario un cambio di cultura e di logica che chiama in questione i comportamenti di ognuno di noi, gli stili di vita, i modelli di consumo e di produzione attualmente dominanti». Un pensiero che si allaccia perfettamente a quanto ripreso dal professor Pierluigi Malavasi. «Le prospettive della crescita g-locale come umanizzazione del mercato e della società – ha spiegato il direttore dell’Asa – sono strettamente collegate ai doveri che nascono dal rapporto della persona con l’ambiente». Il riferimento va alla Populorum Progressio di Paolo VI. «Di fronte allo straordinario patrimonio delle risorse naturali e ai sorprendenti risultati della ricerca scientifica e tecnologica – ha continuato Malavasi – educare implica compiere buone azioni per l’ambiente, al cui centro si trova la dignità e la promozione di tutto l’uomo e di ogni uomo».

Il ruolo delle fondazioni
La terza sessione del convegno è ruotata attorno ai temi della “Partecipazione e efficacia nelle attività delle fondazioni per lo sviluppo umano e l’ambiente”. Sono intervenuti tra gli altri il professor Antonio Ballarin Denti, il presidente di Fondazione Aem Marcello di Capua, di Fondazione Asm Alberta Marniga e il consigliere di amministrazione di Fondazione Cariplo Marco Frey. È stato presentato, inoltre, un progetto di ricerca sulle fondazioni e il loro apporto sul fronte della salvaguardia dell’ambiente che ha coinvolto gli studenti del master in “Sviluppo umano e ambiente”, fiore all’occhiello dell’Asa. Infine ha chiuso i lavori il rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi. «Public utilities e fondazioni, green marketing e consumatori consapevoli rivestono un ruolo emblematico nel sostenere processi partecipativi, contribuendo alla realizzazione di policy ambientali realmente innovative e avanzate – ha concluso Ornaghi –. Questa giornata è stata l’occasione per presentare alcuni studi di scenario e i risultati di analisi applicate, su cui sarà imperniata la terza edizione del master in Sviluppo umano e ambiente, la cui peculiarità consiste nello sforzo di coniugare il profilo scientifico multi-disciplinare con l’individuazione di metodi e strumenti di intervento che non siano frutto di ideologie, ma di una fiduciosa capacità di guardare nel cuore della realtà».