«L’enciclica non può e non deve proporre regole, tecniche o politiche che siano. Ma può e deve proporre principi da cui muovere e valori ai quali tendere attraverso le regole». A parlare così è Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale. Nel corso della sua lectio magistralis, pronunciata all’Università Cattolica lo scorso 22 febbraio, Flick ha provato a dare dato una lettura laica della Caritas in Veritate, la terza enciclica redatta dal pontefice Benedetto XVl resa pubblica il 29 giugno dello scorso anno. All’incontro sono intervenuti il rettore dell’ateneo Lorenzo Ornaghi, che ha definito la lectio del professor Flick un importante momento di riflessione su alcuni principi essenziali espressi dall’enciclica, e il preside della facoltà di Scienze politiche Alberto Quadrio Curzio, che ha introdotto la lezione del costituzionalista. Il giurista ha raccontato di aver incontrato il documento del Papa in un momento significativo della sua vita quando, al termine del suo percorso culturale, professionale e istituzionale di giudice delle leggi, cercava di comprendere il rapporto fra regole e crisi globale, soprattutto in un momento storico dominato dal pessimismo sulle regole e dalla percezione dell’urgenza di cambiamenti radicali. Secondo Flick la Caritas in veritate offre un contributo per superare le contraddizioni e le lacune nel rapporto fra principi e regole perché risponde a livello globale alle domande di equità sociale, sussidiarietà e solidarietà in tutti i campi della vita civile, economica e politica della comunità».

Il presidente emerito della Consulta si è detto d’accordo con la «felice definizione» proposta da alcuni per l’enciclica: «Una teologia della globalizzazione, che rimette al centro della scena la persona: nelle micro-relazioni fra persone, come nelle macro-relazioni fra popoli». Ed è proprio attraverso questa feconda interazione tra particolare e universale che la Caritas in Veritate si realizza mostrando tutta la sua attualità laica. Nella lectio il presidente della Consulta ha parlato di mercato, impresa, ruolo dello Stato, finanza, lavoro, bioetica, famiglia e rispetto della vita nella prospettiva globale che suggerisce l’enciclica papale: rifiutando, cioè l’illusione di «fronteggiare una crisi “globale” con strumenti “locali” – tipici della legislazione penale, pur in graduale evoluzione, sotto questo profilo – e perciò insufficienti».

Elemento cardine della riflessione di un laico che non possiede “il dono della fede” è quindi quello dei diritti in stretta correlazione con la dignità umana. Se i diritti, infatti, germogliano sul terreno della dignità umana, non potranno che essere condivisi e non esclusivi, di tutti e non di pochi. «La Caritas in Veritate – prosegue Flick – si pone in rigorosa continuità con l’insegnamento sociale della Chiesa sulla promozione dello sviluppo integrale dell’uomo, visto come singolo e come umanità intera». Se ci fosse, quindi, un concetto-chiave dal quale ripartire dopo la crisi, al fine anche di coniugare pensiero religioso ed esperienza laica, sarebbe quello di dignità umana nel suo duplice e convergente significato: universale, cioè la dignità dell’uomo in quanto tale, e particolare, cioè la dignità di ogni persona, nel rapporto con gli altri e nella parità. Nell’affiancamento tra la dottrina sociale della Chiesa e l’ordinamento giuridico internazionale, Flick ha ricordato il comportamento dei popoli dopo le catastrofi della guerra mondiale e della shoah: «La dignità si è affermata in entrambi gli ordinamenti in modo esplicito: come premessa e sintesi dei diritti fondamentali derivanti dalla condizione umana, e come loro contenuto concreto».

La necessità del rilancio della dignità umana che traspare dalla Caritas in Veritate si pone come ponte tra un passato di umiliazione e un futuro in cui «l’eguaglianza di tutti» si può coniugare con la «diversità di ciascuno». In concreto il rilancio della dignità sul piano istituzionale si compie nella solidarietà sociale: «Quest’ultima si realizza nella sussidiarietà, particolarmente in quella orizzontale; e attraverso la sinergia tra pubblico, privato e sociale, come dimostra ampiamente l’esperienza del terzo settore». Un messaggio quest’ultimo, ha sottolineato il professor Flick, già ampiamente anticipato dalla Costituzione italiana, pur se non sempre condiviso. «Di quel testo resto ammiratore non pentito, benché non contrario a modifiche della seconda parte, in grado di accrescere la funzionalità delle istituzioni senza intaccare la prima parte e soprattutto i princìpi e diritti fondamentali. È una Costituzione, quella italiana, profondamente radicata sulla pari dignità sociale; sulla centralità della persona umana; sul valore universale e al tempo stesso concreto della dignità e dei diritti fondamentali; sulla solidarietà e sulla sussidiarietà, entrambe esplicitamente citate come strumenti essenziali per riconoscere in concreto la dignità».

Caritas in veritate: una risposta laica alla crisi globale - di Giovanni Maria Flick ( KB)