Una delle opere di Pino Pedano in Cattolica: “La Porta del Paradiso”, nella sala dello zodiacoPrima del 2006 per Pino Pedano il sacro era solo una parte marginale e privata della sua produzione artistica. Ma da quando ogni giorno diventa un miracolo, tutto cambia. «Ero malato e mi avevano dato un mese di vita – racconta l’artista –. Poi una sera sentii l’impulso di pregare Padre Pio e al mattino mi svegliai con la certezza che il male fosse andato via». Un mese di esami e controlli non basta ai medici per spiegare la sua guarigione. Per lo sculture però tutto è chiaro e dal quel momento nessuna delle forme realizzate nel suo laboratorio poteva ignorare il richiamo più alto della spiritualità.

Un’esigenza che trova la sua ragion d’essere nella precisa volontà di comunicare trasmettendo un messaggio di vita e di rinascita. Di qui l’idea alla base della mostra dedicata a Pedano e allestita dalla direzione di sede negli spazi dell’Università Cattolica in occasione del novantesimo anniversario della fondazione. Tutte le opere infatti anziché raccolte in un unico spazio sono state disseminate nei corridoi delle sedi in largo Gemelli e via Nirone, per parlare agli studenti che vi passano ogni giorno, proponendo una riflessione sulla preziosità del loro cammino e colmando un vuoto di fiducia nel futuro.

Risveglio, questo il nome dell’esposizione in calendario fino al 30 ottobre, raccoglie 35 sculture in legno, di cui alcune appartenenti alla prima fase della produzione di Pedano, altre successive al 2006 e tre appositamente realizzate dall’artista per la mostra in Cattolica. Tra queste ultime rientra anche un’opera ispirata alla figura di padre Gemelli. «Era il 28 dicembre 2010 – racconta Pedano - quando, visitando la collezione degli strumenti scientifici inventati da Agostino Gemelli, rimasi affascinato dalla sua figura di medico, sacerdote, francescano e fondatore della Cattolica. Sentii il bisogno di dedicargli il mio lavoro e nel giro di 14 giorni è nata l’opera “Lo scienziato Padre Gemelli”».

A dare il via alla carriera di Pedano è un salto dall’artigianato alla creazione artistica. Formatosi in Sicilia a bottega da un falegname, Pedano arriva a Milano nel 1961 per aprire un mobilificio. Ben presto i suoi mobili in legno, essenziali e poco costosi, diventano famosi nella capitale del design. A intuire il talento del sapiente artigiano è Renato Cardazzo, proprietario della ben nota Galleria del Naviglio. È lui che nel 1975 dà a Pedano due mesi di tempo per creare le opere da esporre in una mostra nella sua galleria. Quella che ne segue è una vita a metà tra il negozio a Milano e il laboratorio nell’Oltrepò pavese, dove il “maestro di legname” assembla, scava, leviga quelle opere che lo porteranno a esporre in giro per il mondo, da Londra a Tokyo, da Parigi a New York.

Una delle opere di Pino Pedano in Cattolica, al passaggio tra i due chiostriDopo la malattia, l’amore per il legno, conosciuto in tutti i suoi segreti, si sposa con una fede rinata e resa manifesta in forme essenziali e geometriche. A parlare di risveglio e di apertura alla vita nelle opere d’arte sacra sono le stesse venature del legno, rispettato, e quindi acquistato solo in partite di scarto, e custodito a lungo, anche decenni, prima di essere trasformato dalla mano dell’artista. «Il legno è un materiale vivo, vibrante, sensibile e caldo. Quando lo lavoro, a poco a poco tra me e lui si stabilisce un rapporto d’affetto», dice Pedano.

Il ritorno alla vita nel 2006, dopo 14 anni di silenzio, è celebrato da una mostra dal titolo emblematico La Vita Nuova, nell’Oratorio della Passione presso la chiesa di Sant’Ambrogio. È in questa occasione che vengono esposte per la prima volta le metafore lignee della maternità e della donna, tra cui “La Vergine” e “La Vittoria”, oggi in Cattolica. Nel 2008, per la mostra Luce nella chiesa di santa Maria Annunciata, Pedano crea una delle opere più care, “La Porta del Paradiso”. Tutta in legno di pioppo, l’opera, alta quattro metri e venti e larga due metri e cinquanta, rappresenta la soglia non solo tra il tempo umano e quello eterno di Cristo, ma anche tra un tempo apatico della vita lasciata scivolare e un richiamo al cambiamento e alla gioia.