A compiere la scelta dell’università sono sempre più le famiglie, almeno a giudicare dal numero crescente di genitori che accompagnano i figli all’Open day. Da anni, infatti, cresce costantemente la presenza di mamme e papà in università per prendere visione diretta dei servizi, degli ambienti universitari, dei costi e delle agevolazioni, nonché dell'evoluzione del sistema universitario. Un fenomeno inedito che l’ateneo ha deciso di affrontare. Tanto che dall’edizione di febbraio dell’Open day dell’Università Cattolica, sulla scorta di un’esperienza già avviata da tempo nel campus di Piacenza, a Milano e Brescia è stato pensato uno spazio dedicato proprio a loro: i genitori.
Ma che è successo ai ragazzi in questi vent’anni? È stato così rapido il cambiamento generazionale? Lo abbiamo chiesto a due professori dell’ateneo, entrambi membri del gruppo operativo del Rapporto giovani, la ricerca longitudinale promossa dall’Istituto “Giuseppe Toniolo” di Studi Superiori, in collaborazione con Fondazione Cariplo e Ipsos.
«Dall’indagine - spiega il demografo Alessandro Rosina (nella foto a fianco) - emerge che per i giovani intervistati la famiglia di origine ha un ruolo importante nel raggiungere obiettivi che contano nella vita. Oltre l’80% afferma che favorisce sia la possibilità di coltivare le proprie passioni, che di affermarsi concretamente nella vita». Secondo Rosina, i dati confermano anche «la situazione di oggettiva difficoltà che costringe molti giovani a ricorrere al continuo aiuto della famiglia di origine. In particolare quasi due intervistati su tre dopo un periodo di autonomia per studio o lavoro si sono trovati a dover fare marcia indietro e tornare a vivere con i genitori».
Un concetto che ribadisce anche il pedagogista Pierpaolo Triani (nella foto a sinistra), che vede ragazzi «molto concentrati sul presente perché il futuro è molto incerto. Anche se, non per questo, non siano disponibili a mettersi in gioco». Su questo aspetto la ricerca mostra elementi di ambivalenza. Triani mette soprattutto in evidenza gli aspetti positivi di un maggior coinvolgimento della famiglia nella scelta universitaria. «Fa parte di un cambiamento sociale che vede i genitori sempre più partecipi, rispetto a un tempo, delle scelte dei figli. Un fatto positivo, perché sottolinea l’accrescersi di una dimensione relazionale che porta a una maggiore attenzione ai percorsi di vita dei ragazzi». D’accordo su questo anche il demografo, che fa notare come «rispetto agli altri Paesi, esiste una maggior offerta d’aiuto da parte dei genitori italiani, culturalmente predisposti a dare di tutto e di più ai propri figli, con il piacere di sentirsi parte attiva nella costruzione del loro futuro».
Il rischio da evitare è quello di cadere nell’iperprotezione e nell’eccesso di ingerenza sulle loro scelte. «In molti casi - afferma Rosina - i genitori percepiscono il proprio ruolo come indispensabile e trasmettono scarsa fiducia ai figli nella possibilità di farcela senza il loro aiuto. Dalle nostre analisi emerge inoltre una relazione significativa tra l’eccessiva ingerenza dei genitori e il rischio di diventare disoccupati di lunga durata. Fa riflettere anche il fatto che molti giovani considerino la casa dei genitori come un rifugio dal mondo: il 27.5% è molto d’accordo con questa affermazione e il 35.8% abbastanza d’accordo».
Incontrare i genitori nell’ambito di un momento dedicato dell’Open day è un modo per aiutarli ad accompagnare i figli nella scelta universitaria, ad affiancarsi senza sostituirsi a loro, a garantire, come sottolinea il professor Triani, «il rispetto della loro autonomia e della loro responsabilizzazione». Anche perché stanno facendo tutti e due un investimento, e non solo di tipo economico: quello di immaginare il loro futuro.