Il maestro Daniele Gatti con il professor Enrico GirardiFra le tante chicche dispensate dal maestro Daniele Gatti nell’aula magna di largo Gemelli per la presentazione della “prima” della Scala, ce n'è anche una amara: troppo spesso l'opera di Verdi è stata presentata solo attraverso «i soliti cliché», come il “Va' pensiero”. Un'affermazione che insinua ancor più aspettative, nell'attesa che il direttore apra la stagione scaligera il 7 dicembre, con la “sua” Traviata. Un'opera fra le più amate ed eseguite al mondo, che, curiosamente, non era fino a ora fra le favorite opere verdiane del direttore. «È stato il Teatro a chiedermi “La traviata” e ho vissuto questa commissione come un dono».

Ma il maestro - introdotto dalla professoressa Paola Fandella, che ha organizzato l'incontro - non vuole svelare troppi particolari, giusto qualche dettaglio: i costumi saranno moderni, ma con scenografie dell'epoca in quanto «sarebbe difficile attualizzare questa storia di sopruso maschilista in un’epoca come la nostra». Il professor Enrico Girardi (nella foto insieme al maestro Gatti) dialogando con lui non si sofferma sul lato scenico: riserva molto più spazio alle peculiarità musicali di Verdi e della sua opera. E quando le parole non bastano il maestro s'interrompe per animare le corde del pianoforte. E così che in pochi secondi prendono vita bozzetti musicali come l'inizio del primo atto della “Traviata”, che, dice Gatti, ricorda da vicino il can-can parigino.





Con quale sensibilità si mette in scena un'opera come questa? Il maestro non vuole assolutamente unirsi alla schiera dei direttori che si dichiarano fieramente ignari di questa o quella versione di Toscanini o di Von Karajan: «Sono cresciuto ascoltando dischi, e provo rispetto per i lavori di chi mi ha preceduto». Ciononostante sembra che in alcune scelte, come quella d'includere alcune partiture tratte dall'originale stesura del 1853 (mai eseguita dopo il “fiascone” che fu la prima), Gatti abbia voluto mettere un tocco nuovo. Anche il fatto che l'orchestra non conoscesse in modo approfondito l'opera è stato un aspetto positivo per Gatti, poiché ha consentito di mettersi al lavoro senza eccessivi condizionamenti. A questo punto la curiosità suscitata è molta, ma le anticipazioni bilanciate con parsimonia. «Molti direttori d'orchestra scelgono la strada, rispettabilissima, di proseguire le tradizioni interpretative già maturate negli anni. Io sono dall'altra parte, cerco di aprirne di nuove». E capiremo davvero quali strade saranno percorse da questa “Traviata” solo quando la Scala leverà il suo sipario.