La giornalista Concita De Gregorio, in veste di amica-collega, e l’attrice Carolina Crescentini, hanno presentato, in anteprima, l’11 giugno, nella hall del Policlinico universitario “A. Gemelli”, il libro della scrittrice e giornalista Paola Natalicchio “Il regno di OP. Storie incredibili dei bambini invincibili di oncologia Pediatrica” (Edizioni La Meridiana). L’incontro è stato introdotto da una ouverture musicale con composizioni di Chopin e Debussy eseguite da Alessandro Mandurino Mirizzi, studente al quinto anno di Medicina della Cattolica.  Il libro racconta il “regno di Op” dove Op sta per Oncologia pediatrica, raccoglie i post del blog aperto da Paola Natalicchio qualche mese dopo la diagnosi della malattia del figlio dell’autrice.

Dopo la lettura di alcuni brani da parte del'attrice Carolina Crescentini, Concita De Gregorio, che ha scritto l’introduzione del libro, ha ripercorso il “viaggio“ dell’autrice, portando alla luce una realtà parallela, scomoda e triste. «Paola ha il dono della scrittura e la declina al servizio di chi legge. Scrive per gli altri e porge la storia in modo che non sia “indigesta” - afferma -. Si mette nei panni di chi legge. Paola è riuscita a scrivere trasformando il dolore in forza, a parlare senza retorica del proprio dolore per informare e aiutare a sopportare il dolore con leggerezza».

«Noi lavoriamo senza cercare clamori, senza dare in pasto il nostro operato ai media, ma cercando di  mantenere armonia nei reparti», ha detto Riccardo Riccardi, direttore dell’Unità operativa di Oncologia pediatrica del Gemelli -. Paola ha saputo scrivere  in maniera concreta,  per confortare tutti coloro che sono venuti a contatto con questa malattia».
 
«Mi emoziona  essere in questo posto che per me era stato un luogo bellissimo, visto che mio figlio è nato al Gemelli - spiega l’autrice del libro Paola Natalicchio - ma dopo otto settimane dalla nascita io e mio marito ci siamo ritrovati nuovamente qui, ma tutto era diverso, e siamo entrati nel regno di Op. Ci tengo a sottolineare che questo non è un libro di guarigione ma “di servizio”, utile a gettar luce sulla realtà dei genitori di bambini oncologici. Senza paura e senza fare paura. L’infanzia dovrebbe essere una fase della vita dove non c’è posto per la malattia. Sono invece 1.500 le famiglie all’anno che vivono questa esperienza di malattia di cui non bisogna avere vergogna. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere il libro».