Sono trascorsi due mesi dal terribile terremoto che ha sconvolto Haiti riducendo il Paese a un grado di povertà estrema. Gli aiuti umanitari provenienti da tutto il mondo e la presenza di enti e associazioni per assicurare un sostegno pratico e psicologico continuano ad essere operativi. L’Università Cattolica, dopo una prima azione di scouting promossa dalla Regione Lombardia e dalla Protezione civile con il contributo del sociologo dell’Ateneo, Marco Lombardi, ora è presente a Haiti attraverso gli psicologi dell’emergenza formati al master in Relazioni di aiuto in contesti di vulnerabilità nazionali e internazionali coordinato dalla psicologa Cristina Castelli, e il CESI, Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale.

Su esplicita richiesta della Conferenza Episcopale Haitiana, che ha sede presso il seminario Saint Charles a Port au Prince, e del BICE – Bureau International Catholique de l’Enfance, la Cattolica ha aperto una missione con gli obiettivi di attuare da un lato una ricognizione e l’analisi del contesto attraverso il contatto con alcune comunità religiose e educative, e dall’altro la raccolta di informazioni sulla situazione dei bambini, degli insegnanti e delle scuole. Nel quartiere Croix Les Bouchets di Port au Prince è partito il progetto che proseguirà per i prossimi sei mesi dove gli psicologi sono impegnati a dare un supporto per prevenire i disturbi post-traumatici, a formare i formatori locali, a predisporre laboratori creativo-espressivi per i minori, finalizzati alla rielaborazione del trauma, e a realizzare un servizio di consulenza giuridica per l’affermazione e il rispetto dei diritti dei minori nei casi di maltrattamento, trascuratezze, abbandoni e abusi.

A collaborare con gli psicologi sono gli insegnanti delle scuole primaria e secondaria del quartiere, gli educatori di comunità e degli orfanotrofi, i bambini e i seminaristi del Collège Saint Charles.
Per far fronte alla situazione di grande povertà preesistente, tutte le attività sono e saranno rivolte a promuovere lo sviluppo della scuola attraverso materiale didattico e per il gioco, a realizzare interventi sulla messa in sicurezza rispetto agli effetti del terremoto contrastando le paure, a creare un servizio di counseling per le famiglie e gli insegnanti presso il collegio Saint Charles.



Dal 21 febbraio – data di inizio della missione - ad oggi i risultati raggiunti riguardano la raccolta di informazioni sulla situazione dei bambini e il coordinamento con agenzie di child protection e education. Inoltre in questi giorni uno psicologo e un sacerdote della Cattolica stanno offrendo un aiuto ai seminaristi che hanno subito qualche perdita. Seguiranno entro l’estate altre azioni come il laboratorio per gli studenti del master sul “caso Haiti”; la progettazione e produzione della Guida per interventi psico-socio-pedagogici post-emergenza; la realizzazione di un kit ludico-espressivo da utilizzare nel campo estivo; lo studio di una fiaba haitiana da pubblicare con le edizioni Carthusia.
La missione è sostenuta da Regione Lombardia, Associazione Francesco Realmonte Onlus, Conferenza episcopale haitiana, e BICE, Plataforma ayuda a Haiti.

Da ormai molti anni l’Università Cattolica opera in vari paesi del mondo colpiti da calamità naturali e affianca bambini, insegnanti, educatori con l’obiettivo di promuovere il superamento del trauma e la resilienza, ossia la riaffermazione della propria identità e della forza d’animo per la ripresa.
Dopo le missioni nelle regioni italiane colpite negli ultimi anni da terremoti devastanti come il Molise e l’Abruzzo, e dopo un anno di attività a seguito dello tsunami in Sri Lanka, ora le forze degli psicologi dell’emergenza sono concentrate su Haiti ma con un’attenzione costante anche ad altri Paesi che versano in situazioni difficili come il Cile, prostrato dalle violente scosse di terremoto solo pochi giorni fa. In particolare una docente cilena dell’università di Santiago ha mantenuto i contatti con l’Università Cattolica, dove ha preso il diploma di dottore di ricerca in Psicologia alcuni anni fa, e oggi chiede allo staff di Cristina Castelli un sostegno, oltre che a livello concreto per le comunità più colpite, anche nella formazione del personale e nella progettazione di lavori di ricerca interculturali tra le due università. Oggi solo un primo contatto, dal quale ci si augura possa nascere domani una concreta collaborazione tra i due atenei.