Investire in infrastrutture energetiche e creare un coordinamento europeo per migliorare il funzionamento del mercato nel lungo termine. Ma anche educare il consumatore finale a una maggiore consapevolezza nelle scelte quotidiane di produzione e consumo. Sono queste alcune indicazioni strategiche fornite da Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg), per affrontare le sfide di un futuro energetico sempre più incerto e dove, pertanto, diventa cruciale garantire il rispetto delle regole, anche attraverso opportune azioni di enforcement, ossia strumenti di controllo.

Il presidente dell’Aeeg lo scorso 12 luglio era in Università Cattolica per partecipare all’incontro: “Nuovi scenari energetici e regolazione dei mercati”, promosso congiuntamente dall’Osservatorio sulla Regolazione amministrativa e dalla Formazione permanente dell’Ateneo del Sacro Cuore. Un dibattito a più voci nel corso del quale giuristi, economisti, esponenti dell’Autorità e operatori del mercato si sono confrontati sulle questioni energetiche più spinose – dalle fonti di approvvigionamento all’impatto ambientale delle emissioni di gas inquinanti fino alle politiche energetiche – e sulle ultime novità in ambito regolatorio.

La giornata è stata suddivisa in due sessioni. La prima, di carattere economico-regolatorio, è stata presieduta dal professor Pippo Ranci, economista della Cattolica e presidente dell’Autorità dal 1997 (anno della sua istituzione) al 2004, che è subito entrato nel vivo dell’incontro ponendo alcune questioni di ordine generale. Tra queste, la disponibilità di riserve di risorse fossili, primarie fonti di approvvigionamento in tutti i settori economici, e l’impatto ambientale delle emissioni di gas inquinanti generati dal processo di combustione delle stesse. Ranci ha poi segnalato, in modo un po’ provocatorio e facendo da apripista agli interventi successivi, la difficoltà per i policy maker di elaborare strategie oculate, non potendo che basarsi su scenari previsionali fondati su ipotesi e, pertanto, incerte e spesso soggette a errori di stima.

Una provocazione cui ha cercato di rispondere Giuseppe Sammarco, direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei. Il quale, sulla base di un’approfondita analisi fondata sugli studi dell’International Energy Agency (IEA), ha portato una ventata di ottimismo, spaziando tra le innumerevoli possibilità offerte sia dalle riserve di fonti fossili sia dal gas naturale, dal nucleare e dalle rinnovabili. Il problema vero, secondo il direttore della Fondazione Mattei, non sta nel sottosuolo, ma al di sopra dello stesso. Pertanto, cruciali si rivelano le dinamiche geopolitiche che caratterizzano le scelte di approvvigionamento energetico messe in campo dai governi, le cui decisioni soffrono la sproporzione nella distribuzione delle risorse, creando centri di potere. Tale contesto genera una crescente incertezza, che può essere fronteggiata solo attraverso un maggior coordinamento politico a livello mondiale.

Da questo punto di vista, la regolazione è uno degli strumenti in grado di definire un’azione congiunta. Aspetto analizzato da Jorge Vasconcelos, professore presso MIT/Portugal, che ha descritto le tappe salienti percorse dall’Unione Europea nell’ambito della politica climatico-energetica. Quest’ultima, a partire dagli anni ’90, ha vissuto un cammino di sempre maggior integrazione, affrontando in modo congiunto tematiche fino ad allora ritenute di esclusiva competenza nazionale. Il professore del MIT, infine, ha chiuso il suo intervento auspicando una nuova efficacia della regolazione che deve totalmente reinventarsi, definendo a livello europeo e, solo in seconda battuta a livello nazionale (contrariamente a quanto accade ora), le pratiche di regolazione, prevedendo anche un policy enforcement effettivo.

Da parte sua Filippo Donati, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, concentrandosi sulla realtà italiana, ha individuato nell’evidente commistione di ruoli tra potere politico e potere regolatorio uno dei maggiori ostacoli all’efficacia della regolazione di casa nostra. In effetti, ha osservato il professor Donati, nonostante quanto previsto dal terzo pacchetto energia del 2009 - in cui si sottolinea la necessità di creare uno spazio regolatorio europeo dotato di potere e autonomia finanziaria, e capace quindi di staccarsi dai governi nazionali -, nel recente decreto Romani si delinea un modello di regolazione ibrido che alloca alcune competenze all’Aeeg e altre al ministero dello Sviluppo economico. Il risultato? Un sistema che, oltre a inficiare l’indipendenza effettiva del regolatore dalla politica, crea un dualismo tra poteri tale da generare sovrapposizione e confusione.

Nel pomeriggio il dibattito, coordinato da Pier Giuseppe Torrani, dello studio legale milanese Leone-Torrani e Associati, ha approfondito uno degli aspetti legati alla regolazione italiana: il contenzioso sui provvedimenti dell’Aeeg e le sanzioni irrogate dalla medesima. A far luce sul tema ha contribuito la ricerca di Marco La Cognata, dell’Osservatorio sulla regolazione amministrativa, che ha offerto un’interessante fotografia del contenzioso tra regolati e regolatore nel panorama italiano. Gli interventi dei giuristi, in particolare di Aldo Travi, docente di Diritto amministrativo in Cattolica, Francesco Sclafani, segretario generale dell’Avvocatura dello Stato, e Michele Passaro, responsabile Unità procedimenti e istruttorie dell’Aeeg, hanno fornito utili approfondimenti sulla funzione positiva del sindacato giurisdizionale ammesso in ambito regolatorio. Funzione che istituisce la possibilità di avviare un contenzioso tra le aziende e l’Autorità, nonché tra regolatore e giudice amministrativo, rappresentando uno strumento di garanzia dell’equilibrio fondamentale del sistema sia contro gli abusi del regolatore sia verso le ingerenze del potere politico.