La maggior parte dei dibattiti filosofici sulla fisica fanno riferimento alla fisica classica e non alla fisica quantistica, attualmente considerata la disciplina fondamentale della fisica. Una questione che ha attirato l'attenzione di Uwe Meixner dell'Università di Augsburg e Antonella Corradini dell'Università Cattolica di Milano, organizzatrici del convegno internazionale e interdisciplinare "Quantum Physics Meets the Philosophy of Mind", che si è svolto dal 4 al 6 giugno in largo Gemelli a Milano. Una tre giorni, interamente finanziata dalla tedesca Fritz-Thyssen Stiftung, nel corso della quale filosofi e fisici, muovendo dalla prospettiva della fisica quantistica, hanno discusso la possibilità di una interpretazione non riduzionista del rapporto mente-corpo.

Se la filosofia fa ancora riferimento alla fisica classica, per contrasto, i recenti sviluppi nel campo delle neuroscienze hanno sollevato molto interesse da parte della comunità filosofica, con conseguenze che, secondo i promotori del convegno, sono negative per la mente, poiché vanno prevalentemente nella direzione del riduzionismo, se non addirittura dell'eliminativismo. Detto altrimenti, dato il principio della chiusura causale del mondo, cioè il fatto che ogni evento ha una causa fisica secondo le leggi immutabili della natura, e date le nuove conoscenze sul funzionamento del cervello, molti studiosi affermano che la mente non è niente altro che quello che fa il nostro sistema nervoso. La mente è quindi ridotta al cervello, oppure è semplicemente eliminata, in quanto concetto che non serve più alla scienza. Ciò va contro le nostre forti intuizioni e ha conseguenze importanti anche su altri ambiti, come ad esempio quello della libertà. Se infatti il mondo e il cervello funzionano secondo regole deterministiche, non saremmo "noi" a decidere, ma saremmo ridotti al ruolo di "spettatori" delle nostre azioni.

Di fronte a questa situazione, che cosa accadrebbe se si prendesse la fisica quantistica sul serio? Sarebbe forse possibile restituire alla mente il posto che le spetta in natura? Alcuni aspetti della fisica quantistica, come il ruolo del soggetto nel processo di misurazione, l'indeterminismo e l'olismo, sembrano rappresentare dei buoni argomenti a favore delle teorie della mente che sostengono l'indipendenza ontologica del mentale.

Naturalmente nessuna teoria scientifica - dunque nemmeno la fisica quantistica - può pretendere di confermare o confutare da sola delle tesi di natura filosofica. La fisica quantistica stessa necessita di una interpretazione filosofica e, come è noto, differenti interpretazioni filosofiche sono state proposte da quando la fisica quantistica è comparsa sulla scena scientifica e filosofica.

Nonostante questo caveat, l'organizzazione della conferenza è stata guidata dall'ipotesi, dibattuta nel corso della conferenza stessa, che la fisica quantistica possa contribuire in modo significativo alla chiarificazione del rapporto mente-corpo. In particolare, sono state presentate teorie che, basandosi su questo tipo di fisica, spiegano come possa esservi spazio per la mente nel mondo fisico e come la libertà che ci sembra di esercitare ogni giorno possa essere reale. Secondo alcuni studiosi, il carattere di indeterminazione probabilistica degli eventi a livello dei componenti più piccoli della realtà, permette alla mente di essere l'entità che "interroga" il mondo sui suoi stati e con queste "domande" ripetute costruisce la realtà mentale ed esercita una genuina libertà.

Sempre la fisica quantistica è lo sfondo di una teoria sul libero arbitrio che riscuote un crescente interesse. Si tratta della cosiddetta teoria a due stadi, secondo la quale, in una prima fase, la natura non deterministica della realtà descritta dalla meccanica quantistica crea una serie di possibilità autenticamente "casuali" (cioè non predeterminate dagli stati precedenti) tra le quali, nello stadio successivo, il soggetto può scegliere grazie a processi mentali altrettanto non casuali. Questa precisazione è importante, perché una scelta puramente causale non è libera come non è libera una scelta totalmente predeterminata. È proprio questo il problema, apparentemente quasi insolubile, della libertà umana.

Dal convegno tenutosi presso l'Università Cattolica sono venuti, dunque, spunti e approfondimenti su un tema complesso ma assolutamente centrale non solo a livello teoretico ma anche pratico, che ha persino ricadute sociali. Si consideri, infatti, che se non siamo liberi, anche il diritto e il sistema delle pene legali, che si basa su questo presupposto, andrebbe fortemente ridiscusso.