Un workshop per scoprire come la genomica può porsi al servizio dell’agricoltura. Lo ha proposto lo scorso 25 maggio il Centro di Ricerca sulla Biodiversità e sul DNA antico dell’Università Cattolica, per offrire un quadro complessivo delle potenzialità della genomica applicata al settore agricolo, con particolare attenzione al miglioramento delle razze di animali domestici e varietà di piante ed all’utilizzo di microorganismi nel settore agro-ambientale.

Dopo il saluto di benvenuto del direttore di sede Mauro Balordi, ricercatori di fama internazionale moderati da Paolo Ajmone Marsan, docente di Miglioramento genetico animale alla facoltà di Agraria, hanno presentato una panoramica sulle tecniche di produzione e analisi dei dati genomici, passando poi a illustrare casi studio relativi alla genomica dei microrganismi, delle piante e degli animali di interesse produttivo. Tra di loro Federica Cattonaro, Iga Technology Services del Parco Scientifico e Tecnologico di Udine, Alessandra Stella, Ibba-Cnr e Ptp del Parco Tecnologico Padano di Lodi, Edoardo Puglisi, ricercatore dell’Università Cattolica, Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale di Fiorenzuola d’Arda, e John Williams, Ptp del Parco Tecnologico Padano, Lodi.

Dallo scenario offerto dagli ospiti è emerso che la disciplina dello studio dei genomi si è diffusa in numerosi ambiti di ricerca soprattutto grazie all’avvento di tecniche di sequenziamento di nuova generazione. Queste metodologie ad alta processività, “high-throughput”, hanno permesso di ridurre notevolmente i costi e tempi di produzione dei dati ed hanno reso necessario lo sviluppo di strumenti computazionali e analitici specifici che hanno fatto della bioinformatica una materia di importanza fondamentale ed in costante sviluppo. «Lo studio del Dna delle piante e degli animali è attualmente una disciplina al centro di molteplici ricerche perché ha potenzialità straordinarie – spiega il professor Marsan – il panorama mondiale sta infatti cambiando sempre più, abbiamo bisogno di più cibo per le popolazioni in continua crescita e dobbiamo ottenerlo con il minor impatto ambientale possibile».