Grande protagonista della tv di ieri e di oggi, Michele Guardì da più di 30 anni trasforma in oro tutto ciò che tocca. Non è solo autore e regista dei programmi televisivi più longevi e di successo della Rai, da Scommettiamo Che? a I Fatti Vostri, ma anche deus ex machina di un musical decisamente riuscito: a giugno Guardì è riuscito nell’impresa di riempire lo stadio di San Siro mettendo in scena I Promessi Sposi, poi riproposti in tv a settembre.

«E’ il romanzo che ho amato di più nella mia vita – ha raccontato Guardì giovedì scorso incontrando gli studenti della Cattolica –. A 13 anni sottrassi il libro a mio zio e ne scrissi un riassunto. Da quel momento non mi sono mai separato da questo libricino scritto a mano e firmato Mike Guardì: già a quell’età, evidentemente, sognavo un futuro in televisione!». Proprio la tv e i programmi ideati e diretti da Guardì sono stati al centro della lunga chiacchierata condotta da Giorgio Simonelli, docente di storia della televisione all’Università Cattolica, davanti a tanti studenti intervenuti per strappare qualche segreto del magico mondo del piccolo schermo.

A scoprire Guardì non fu quel Mike Bongiorno che, intorno alla metà degli anni ’50, ammaliava il piccolo Michele, che ogni sabato sera correva al circolo del piccolo paese in provincia di Agrigento dove abitava, per guardare Lascia o raddoppia?. Bensì Pippo Baudo che, assistendo a uno spettacolo di cabaret a Palermo, decise di scommettere su quello che, qualche anno dopo, sarebbe diventato il comitato più famoso d’Italia. Nasce così Secondo Voi, primo di una lunga serie di successi: «Era il 1977 e realizzammo questo programma, condotto da Baudo. Il pubblico apprezzò e scoprì tre grandi dello spettacolo italiano: Fioretta Mari, Tullio Solenghi e Beppe Grillo. Il grande Antonello Falqui volle conoscerci subito: il 6 gennaio terminò il programma e il giorno successivo ci trasferimmo a Roma. Sembra ieri…».

Giorgio Simonelli e Michele GuardìAll’incontro, organizzato dal master Almed in Analisi e progettazione del prodotto televisivo, Guardì si è presentato con tre libretti: il più piccino contiene il riassunto de I Promessi Sposi; il secondo raccoglie impressioni e commenti scritti a caldo al termine degli spettacoli teatrali di tutto il mondo ai quali ha assistito; il terzo, invece, contiene tutte le idee sulla tv. E in questo terzo quaderno possiamo ritrovare tutto ciò che ha reso grande Guardì: «Ho iniziato a prendere appunti sulla tv intorno ai 15 anni. Scrivevo ciò che più mi piaceva e ciò che mi sarebbe piaciuto vedere. Sfogliandolo mi accorgo che fin da piccolo avevo in testa non solo di fare televisione, ma anche di portare in tv la gente comune, di trasformarla da spettatore a protagonista».

Sono dunque racchiusi in quel quadernetto che Guardì ancora oggi conserva con scrupolo e un filo di nostalgia, tutte quelle idee che hanno trasformato quel bambino siciliano che sognava la televisione, in uno dei più grandi e importanti autori e registi della nostra tv pubblica, da più di 30 anni sulla cresta dell’onda. Grazie anche a uno stile sempre più raro: «La tv mi ha regalato la possibilità di entrare ogni giorno nelle case degli italiani. Vivo tutto questo come un’enorme responsabilità, con rispetto e attenzione. Non vale niente l’applauso di 2 milioni di persone se scaturisce da una battuta che ha portato il pianto anche a un solo telespettatore».