Chi sostiene che l’ambientalismo è un nemico del business dovrebbe chiedere a Joseph Tetteh Quarshie: lui sulla riforestazione del suo Paese, il Ghana, vuole investire. Un’idea cui ha creduto la giuria di economisti e venture capitalist dell’Alta Scuola Impresa e Società (Altis) dell’Università Cattolica di Milano proclamando il suo progetto Greenwaves International vincitore della finale italiana del Global Social Venture Competition, il concorso internazionale per le start-up sociali promosso dall’Università di Berkeley. L’intuizione di Quarshie, 28 anni, già studente dell’MBA Altis, è semplice: riforestare il Ghana con specie vegetali di alto valore non destinate alla produzione di legname per ottenere i certificati verdi di Tokyo, da poi rivendere sul mercato, innescando così un processo virtuoso del lavoro capace di produrre in breve tempo utili dieci volte superiori agli investimenti.

Alle spalle di Quarshie si è piazzato, per un solo voto di differenza, il progetto Efrem guidato dall’imprenditore bresciano Giambenedetto Colombo. Un’iniziativa che mira a realizzare un impianto fotovoltaico di piccolo ingombro per la produzione di energia rinnovabile per la ricarica di cellulari, da installare nelle regioni rurali del Burundi, del Kenya e della Costa d'Avorio. Costo dell’impianto? Appena 500 euro, ma con ritorni alti, rispetto all’investimento iniziale. Il progetto, inoltre, si prefigge di creare anche micro-imprenditorialità nei villaggi dove viene allestito l’impianto. La gestione dell’impianto fotovoltaico verrebbe infatti affidata alla popolazione locale, prima adeguatamente formata. I punti di forza dell’idea imprenditoriale sono, da una parte, la pronta risposta ad un problema molto sentito dalle popolazioni africane lontane dai centri urbanizzati; dall’altra, la possibilità di far nascere piccole imprese e piccoli imprenditori nelle zone rurali.

Al terzo posto si sono classificati, a pari merito, i progetti St. Mark Community Health Service e Ecolight. Il primo, proposto dall’ugandese Lazarus Mukasa, è un servizio che consiste in una rete di cliniche mobili per portare assistenza medica ai più poveri nei paesi in via di sviluppo, partendo dall’Uganda. Il servizio si propone, con l’impiego di innovative cliniche mobili, di portare assistenza primaria e di qualità a quella parte di popolazione che, trovandosi lontana dai centri urbani, non ha nessun accesso ai servizi medici. In particolare, porterà assistenza medica ai bambini e alle donne, concentrandosi sul trattamento di malaria, tubercolosi, brucellosi, tifo e igiene dentale e si impegnerà a prevenire i casi di Hiv/Aids. Le spese iniziali della start-up ammontano a circa 40mila dollari necessari per acquistare la clinica mobile, le attrezzature necessarie per la diagnosi e i trattamenti medici. L’iniziativa mira a soddisfare i bisogni di scuole e comunità locali che si faranno carico del pagamento dei servizi offerti.

Echolight nasce, invece, da un’idea di due fratelli leccesi poco più che ventenni, Matteo e Stefano Pernisa che, in collaborazione con i tecnici del Cnr del capoluogo salentino, stanno sviluppando la prima soluzione non invasiva per la diagnosi dell’osteoporosi. La start-up, che prevede un vantaggioso ritorno economico a partire dal 2012, sta lavorando alla realizzazione di un software che permette in pochi minuti di diagnosticare l’osteoporosi senza esami invasivi e in studio medico (dotato dell’equipment di Echolight) senza doversi recare nei laboratori specializzati.

I tre team vincenti sono stati premiati con una partecipazione gratuita all’Executive Master Pmi e competitività dell’Università Cattolica. Il vincitore, Joseph Tetteh Quarshie, si è inoltre aggiudicato una membership di un anno a The Hub Milan. mentre il secondo una giornata di consulenza gratuita. Gli otto finalisti che hanno preso parte al round italiano potranno partecipare a febbraio alle semifinali europee di Londra. I migliori, superata questa seconda tappa, concorreranno alla finalissima di aprile in California dove si giocheranno la possibilità di essere finanziati dai venture capitalist americani.