La sua posizione è argomentata e consapevole, anche se da molte parti riceve la critica di essere un conservatore. Proprio mentre sempre più parlamenti di Stati europei si avviano a riconoscere l'ufficialità giuridica dello stato di Palestina, aprendo nuovi scenari in una situazione che insanguina la regione dal 1948, la lezione speciale del commentatore israeliano Ben-Dror Yemini in Università Cattolica il 12 dicembre ha offerto un altro punto di vista.
Nonostante l’etichetta di conservatore, sia dalle pagine del quotidiano Maariv che dal giornale Yedioth Ahronoth, dove scrive dalla primavera del 2014, Yemini si è sempre pronunciato in favore di una soluzione che contemplasse il diritto di esistenza di due Stati distinti nella regione, Israele e Palestina. Pur opponendosi al progetto politico di un unico stato confessionale e delle colonie, portato avanti dal partito del premier Benjamin Netanyahu, il giornalista denuncia con forza l'astio che molti nel mondo nutrono nei confronti di Israele.
Ciò che Yemini non perdona, specialmente alle sinistre europee, è la decennale giustificazione che è stata fatta dei metodi terroristici dell'Olp prima e di Hamas poi nei confronti dei cittadini del suo paese. Così come non ha problemi a condannare l'operato dell'esercito israeliano nei territori palestinesi, vorrebbe che la stessa condanna venisse mossa nei confronti di organizzazioni che hanno fatto della violenza la loro unica forma di comunicazione.
Il diritto all'autodeterminazione deve essere un diritto sia del popolo palestinese che di quello israeliano, ma nei discorsi di tanti politici nel mondo questo principio viene spesso dimenticato. Spesso l'opinione pubblica mondiale non se ne rende conto ma, secondo Yemini, il timore degli israeliani non è tanto la creazione di uno Stato palestinese, quando la sua creazione senza condizioni precise. Così come Israele dovrebbe un giorno riconoscere la Palestina, in pochi sono pronti a scommettere che i vicini Mediorientali saranno altrettanto solerti nel riconoscere il diritto di esistere dello Stato israeliano.
La pace è possibile tra i due popoli, a patto che vengano usate le stesse misure nei confronti di entrambi, e non una visione distorta del problema, definita in base alla propria confessione o colore politico.
D’accordo con Yemini si sono detti il professor Massimo de Leonardis, direttore del Dipartimento di Scienze politiche, e il professor Riccardo Redaelli, direttore del Centro di ricerca sul Sistema sud e sul Mediterraneo allargato, (Crissma). Che hanno però fatto notare che la difesa della sicurezza di Israele non possa avvenire a scapito dei diritti del popolo palestinese, e che la giusta condanna di un pregiudizio anti-israeliano che si ritrova spesso nell'opinione pubblica internazionale non possa mai essere una giustificazione delle violenze spesso brutali ed eccessive dell'esercito israeliano contro la popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania.