Il mondo in cui oggi stiamo vivendo si sta confrontando con una serie di sfide che richiedono in maniera sempre più imminente e decisa un salto qualitativo del nostro sistema agro-alimentare. Il problema che sembra più urgente è quello rappresentato dalla sicurezza alimentare. Infatti, come dichiarato dalla FAO, la crescita della popolazione mondiale raggiungerà circa 9,2 miliardi nel 2050 dai 6,9 miliardi del 2010. Questo porterà ad una crescita notevole della domanda globale di generi alimentari che sempre secondo la Fao, potrà essere soddisfatta solo aumentando la produzione agricola globale del 70% (e del 100% nei paesi in via di sviluppo) entro la metà del secolo che stiamo vivendo. Più volte ci siamo sentiti dire che di fronte a tutti questi problemi l’unica strada da percorrere è quella della “sostenibilità” e quindi puntare ad un “modello di agricoltura sostenibile” in riferimento al nostro settore primario.

Ma cosa vuol dire esattamente essere sostenibili e sopratutto in che modo si può essere sostenibili in agricoltura? Per rispondere a questa domanda Caterina Batello è stata invitata a partecipare a Piacenza il 16 maggio nell’ambito del quarto incontro del Caffexpo presentado il nuovo approccio basato sull’ “intensificazione sostenibile della produzione vegetale” proposto dalla Fao come possibile e forse unica soluzione ai problemi appena descritti.

Agricoltura sostenibile intensiva significa prima di tutto puntare ad aumentare la produttività sui terreni accessibili, ma al tempo stesso evitare l’espansione agricola su quei terreni rimasti intatti e che costituiscono territorio fondamentale per la biodiversità. Significa inoltre sfruttare i terreni agricoli in maniera appropriata resistendo all’occupazione delle terre da parte dei settori non agricoli ed incentivando gli agricoltori ad utilizzare in maniera efficiente le risorse naturali a disposizione. Un’agricoltura quindi dove l’innovazione ho un ruolo importantissimo ma non solo in termini di sviluppo tecnologico ma anche in termini di identificazione di nuovi metodi di gestione e governance dell’azienda.

La promozione di questo approccio richiede quindi un salto qualitativo da parte di tutti i vari stakeholders che saranno tenuti a ripensare completamente l’approccio alla produzione e al consumo di prodotti agricoli diventando più consapevoli ed informati. Questo sarà possibile solo attraverso lo sfruttamento massimo delle conoscenze scientifiche a disposizione, mettendo da parte ideologie e puntando sulla disponibilità di tutti a collaborare e a trovare soluzioni condivise coinvolgendo nel dibattito non solo i produttori e la pubblica amministrazione ma anche e sopratutto i consumatori. Nella parte finale dell’incontro i partecipanti hanno avuto la possibilità di avere un ruolo attivo sia ponendo numerose domande all’invitata sia partecipando (a piccoli gruppi) ad un questionario elettorico.

Anche grazie a questa ultima parte è quindi emerso chiaramente che che per avere un agricoltura sostenibile è necessario intensificare non solo la produzione ma anche e sopratutto le conoscenze e le relazioni tra i vari stakeholders. “Fare rete” sembra quindi una necessità a cui non possiamo più fare a meno per vincere la sfida della sostenbilità.