«L'intreccio tra cultura umanistica e impresa rappresenta un' unità antica che nel tempo si è persa; una disgregazione che forse ha portato alla crisi di oggi, dalla quale però il teatro, con il suo bagaglio di testi, può aiutare a uscire: homo economicus e homo umanus formano un connubio che deve riproporsi, questa è l'ambizione del master». Parole della direttrice del corso post laurea in "Teatro e media per la formazione e comunicazione d'azienda", promosso da Almed e CIT, Annamaria Cascetta, che ha aperto, il 1° ottobre, la giornata di studi e di lancio dell'edizione 2012/2013.

Il teatro è lo strumento chiave di un percorso educativo che mira a formare giovani professionisti che siano espressione delle due anime dell'umano. Il termine "performance", che vale anche come prestazione in azienda rappresenta una coincidenza terminologica che fa riflettere, un significante rappresentativo di un "mettere in scena" che non appartiene solo al teatro ma che fa parte dello svolgimento del lavoro: il teatro educa alla presa di responsabilità; lo stare in scena va al di là del semplice parlare a un pubblico, a una platea di spettatori; il teatro può essere anche uno strumento per raccontare la storia dell'azienda, sia i suoi prodotti che la sua storia, come spiegato da Laura Aimo, coordinatore didattico del Master. Le riforme politiche ed economiche da sole non sono sufficienti, ha continuato la Aimo: «devono progredire insieme a un nuovo tipo di sviluppo che è dato dal problema centrale delle relazioni miserevoli tra gruppi umani; è necessario un allenamento al dialogo. Accademia e impresa devono trovare nuove sinergie, e l'università deve essere fucina di pensiero e azione».

Il teatro in mano a operatori intelligenti allora può aiutare l'impresa perché i testi teatrali drammatici sono i forzieri che rilevano l'uomo attraverso i personaggi, dai miti all'uomo qualunque che diventa uomo-mito: basti pensare a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller.

Tra i testimoni della giornata Maurizio Camponovo, Responsabile sviluppo formazione e comunicazione interna BSI Ticino e Hr manager BSI Europe, ha raccontato la propria esperienza aziendale con il teatro d'impresa: «Le aziende cercano modalità di formazione alternativa perché la formazione scolastica è lontana da quella aziendale, anzi c'è della diffidenza tra le due aree: la scuola costruisce mentre la formazione aziendale deve decostruire alcune certezze e meccanismi irrigiditi dall'abitudine e dalla consuetudine, per questo nuove tecniche di formazione sono necessarie più che la formazione rigidamente classica, con slide e relatore dietro una scrivania».

Tra i casi citati per la formazione manageriale spiccano quelle in cui il teatro d'impresa viene utilizzato in convention dove la dimensione ufficiale aziendale deve essere smorzata da messaggi chiave, soprattutto in caso di mutamenti fondamentali o di difficoltà: una sorta di sdrammatizzazione condivisa in cui gli attori sono o professionisti o gli stessi manager o dipendenti. La dimensione teatrale scardina le gerarchie ufficiali e gli stereotipi e crea nuove sinergie, accelerando in molti casi l'efficienza delle collaborazioni, soprattutto nel caso di team building.

Nicola Grande, economista, formatore e attore ha raccontato alcune applicazioni pratiche del teatro in ambito aziendale proiettando anche alcuni video di performance teatrali aziendali particolarmente significative: ad esempio un micro corso di teatro di 4 giorni in cui vengono traslate dinamiche aziendali. Il teatro funge infatti anche come veicolatore di messaggi, di nuovi temi aziendali: «In un caso si è lanciato un tema, particolarmente spinoso, smussando gli spigoli e le resistenze alla novità».

Secondo Silvano Petrosino, docente di Teoria della comunicazione, ciò che accomuna il teatro e il mondo del lavoro (e non solo e non tanto quello dell'impresa) è che entrambi sono ambiti in cui l'uomo si rivela per quello che è: «O meglio: per tentare di comprendere che cos'è l'uomo bisogna coglierlo nel suo essere in azione, un'azione che precede ed eccede le molte teorie (ideologie) che spesso il soggetto mette all'opera soprattutto per difendersi dai e per censurare i propri fallimenti. Da questo punto di vista il grande teatro è sempre al di là dello spettacolo, soprattutto perché esso mira non all'intrattenimento (al divertissement pascaliano) ma alla verità stessa. Teatro senza spettacolo, per citare un titolo di Carmelo Bene».